È per grazia che siete stati salvati, mediante la fede

Mese: Novembre 2014

Un altro nome?

Nominate una sola persona rimasta famosa nella storia, buona o cattiva che sia, il cui nome è stato adottato come bestemmia o profanità: Napoleone? Shakespeare? Hitler? Madre Teresa? O magari Gandhi?

C’è un Un solo essere umano il cui Nome è usato tutt’oggi per esprimere disgusto. Egli è Colui che ha detto «amate i vostri nemici», che ha detto di dimostrare gentilezza verso coloro che vi maltrattano, e fare al prossimo così come voi vogliate che facciano a voi.1

Perché dunque Lo disprezzano? È perché Egli è anche Colui che sostiene che Dio richiede responsabilità morale. Egli ci avvisò:

Il mondo non può odiare voi; ma odia me, perché io testimonio di lui che le sue opere sono malvagie. (Giovanni 7:7)


Tradotto da Words of Comfort: Another name?


  1. Vedere Matteo 5:44 e Luca 6:31, ndr. 

Sigillati

Sicurezza eterna: anche nota come una volta salvi per sempre salvi, è una dottrina molto dibattuta tra i fedeli cristiani, e non solo di recente. Nonostante abbiamo già citato la questione in precedenza, con quest’articolo inauguriamo una serie di studi che presenteremo su questa dottrina biblica.1

Sebbene riteniamo che la Bibbia sia più che chiara a riguardo, data l’esistente controversia, ci sentiamo in obbligo di fornire un’adeguata base biblica per questa dottrina, poiché è parte del nostro statuto di fede.

In questo studio, così come in altri futuri, vedremo come una lettura naturale (letterale, grammaticale, storica e contestuale) della Parola non può portare ad alcun altra conclusione: la vita eterna è assicurata nel momento in cui si crede al vangelo.

Per coloro i quali hanno già pronta la solita domanda («State dunque dicendo che una volta salvo posso fare quello che voglio e ho licenza di peccare?») vi ricordo che tale domanda viene fatta retoricamente anche da Paolo:

Che diremo dunque? Rimarremo forse nel peccato affinché la grazia abbondi? No di certo! Noi che siamo morti al peccato, come vivremmo ancora in esso? (Romani 6:1-2)

Il problema con questa solita obiezione è che innanzitutto sembra rivelare una disonestà di fondo da parte di chi la solleva: sembra che costoro siano più interessati alla famosa licenza per peccare anziché alla vita eterna. E poi sembra implicare che in qualche modo l’unico problema causato dai propri peccati sia quello della morte e del giudizio finale.

Paolo è chiaro: se il peccato è così sbagliato da richiedere il sacrificio di Cristo, forse è il caso di cambiare mentalità, no? Magari questa vita di peccato tanto conveniente non è? Paolo da nessuna parte afferma che se uno continua a peccare allora non è un vero credente né avanza altre teorie fantasiose come questa. Semplicemente dice: noi che posizionalmente siamo liberi dal peccato veramente vogliamo ancora vivere nel peccato fintantoché siamo su questa terra? Ci conviene?

La garanzia e la sicurezza della nostra salvezza non sono affatto una licenza per peccare (Giuda 1:4) né eliminano la dottrina della confessione (1 Giovanni 1:9; Giacomo 5:16) che è necessaria a una buona relazione col nostro Padre celeste e coi fratelli. Sono uno sprono a vivere per il Signore, sapendo allo stesso tempo di essere liberi dalla condanna eterna: privi di questa preoccupazione, possiamo avanti e lavorare al meglio per Dio.

Gli atei non esistono

La ragione per cui nessun ateo discute dell’esistenza di Babbo Natale, ma molti hanno discusso e discutono (anche in dibattiti pubblici) dell’esistenza di Dio è perché sanno benissimo che il primo non esiste, così come sanno benissimo che il Secondo esiste.

L’ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ingiustizia degli uomini che soffocano la verità con l’ingiustizia; poiché quel che si può conoscere di Dio è manifesto in loro, avendolo Dio manifestato loro; infatti le sue qualità invisibili, la sua eterna potenza e divinità, si vedono chiaramente fin dalla creazione del mondo, essendo percepite per mezzo delle opere sue; perciò essi sono inescusabili, perché, pur avendo conosciuto Dio, non lo hanno glorificato come Dio, né lo hanno ringraziato; ma si sono dati a vani ragionamenti e il loro cuore privo d’intelligenza si è ottenebrato. Benché si dichiarino sapienti, sono diventati stolti (Romani 1:18-22)

L’ateo non è veramente tale. La sua condizione non è quella di incredulità per mancanza di prove; è quella di ribellione contro Il Vero Dio che conoscono fin troppo bene.

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