Caro Claudio,
Mi permetto di darti del tu, perché voglio dare per scontato che tu sia un fratello in Cristo. Un uomo che ha veramente e unicamente rimesso la propria salvezza all’opera completa di Gesù sulla croce.
Oggi leggevo delle tue dimissioni da parroco per darti alla vita matrimoniale.
Da un lato sono rimasto piacevolmente sorpreso da come la Chiesa Cattolica non abbia fatto una grinza, ma abbia invece compreso il tuo naturale desiderio.
Tuttavia, dall’altro lato l’amarezza resta. L’amarezza che un uomo debba fare una scelta che il suo Dio non gli hai mai chiesto di fare: tra l’avere una famiglia e servire la Chiesa.
Il peso1 che ti ha messo (e ti mette) addosso la Chiesa Cattolica col suo celibato forzato per servire il nostro Dio e Salvatore Gesù Cristo (2 Pietro 1:1) è insensato e contrario alla dottrina biblica. Nei suoi insegnamenti a Timoteo, Paolo scrisse:
Bisogna dunque che il vescovo sia irreprensibile, marito di una sola moglie, sobrio, prudente, dignitoso, ospitale, capace di insegnare (1 Timoteo 3:2)
Non c’è bisogno che sia io a dirti che le Scritture non insegnano la gerarchia ecclesiastica implementata dalla Chiesa di Roma (ma non solo) e che vescovo in greco (ἐπίσκοπος, epískopos) non vuol dire altro che “supervisore”, ed è spesso usato da Paolo per indicare il “pastore” della chiesa.
E nota bene il verbo Bisogna. A seguirlo sono dei requisiti, non dei permessi. Il pastore della chiesa di Dio deve essere sposato (e con una sola moglie, come Dio ha voluto dal principio (Matteo 19:4-6)) e avere una famiglia:
(perché se uno non sa governare la propria famiglia, come potrà avere cura della chiesa di Dio?) — 1 Timoteo 3:5
Il celibato forzato è una pratica pagana derivata, come molte delle pratiche pagane assorbite nei secoli nella chiesa romana, dal sistema babilonese.2 Il Signore non ha mai vietato ai suoi servi di sposarsi. E il carattere di Dio basta da solo come spiegazione.
Se poi leggi di fila il terzo e il quarto capitolo della prima lettera di Paolo a Timoteo, dovresti notare ciò a cui Paolo si riferiva quando, profeticamente, scriveva:
Ma lo Spirito dice esplicitamente che nei tempi futuri alcuni apostateranno dalla fede, dando retta a spiriti seduttori e a dottrine di demòni … Essi vieteranno il matrimonio … (1 Timoteo 4:1,3)
Nel contesto che parte dal capitolo terzo, Paolo sta lasciando insegnamenti preziosi a Timoteo riguardo i vescovi della Chiesa. In quel contesto, subito dopo aver delineato le caratteristiche ideali del vescovo e del diacono, sotto guida dello Spirito Santo, Paolo avvisa Timoteo che in futuro tali cose verranno abbandonate e sostituite con dottrine demoniache (ciò che, in fondo, ogni dottrina pagana è realmente), tra cui il divieto di matrimonio per gli uomini che servono la chiesa. Paolo mette ciò espressamente in risalto come uno dei primi segni di apostasia.
Caro fratello, tu puoi servire il Signore comunque. Puoi essere ancora pastore di pecore, se lo desideri davvero. Ma ti invito a fare delle Sacre Scritture l’unica tua fonte autorevole di dottrina (2 Timoteo 3:16-17) e, senza voler aprire una diatriba personale o di altra natura, a scrollarti di dosso la tradizione degli uomini. E ad assicurarti di credere alla verità.
Gesù gli rispose: «In verità, in verità ti dico che se uno non è nato di nuovo, non può vedere il regno di Dio». (Giovanni 3:3) ma a tutti quelli che l’hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventare figli di Dio, a quelli cioè che credono nel suo nome, i quali non sono nati da sangue, né da volontà di carne, né da volontà d’uomo, ma sono nati da Dio. (Giovanni 1:12-13) Perciò, fratelli, impegnatevi sempre di più a rendere sicura la vostra vocazione ed elezione, perché, così facendo, non inciamperete mai. (2 Pietro 1:10) Infatti è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi: è il dono di Dio. Non è in virtù di opere affinché nessuno se ne vanti; infatti siamo opera sua, essendo stati creati in Cristo Gesù per fare le opere buone, che Dio ha precedentemente preparate affinché le pratichiamo. (Efesini 2:8-10) Essi dunque gli dissero: «Che dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?» Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato». (Giovanni 6:28-29)
Figlie di Eva
Di Squadra Editoriale
il 23 Luglio 2015
in Commentari
La donna biblica (partendo dalla Genesi) che vorrei mia figlia diventasse
Che noi, figlie redente di Eva, possiamo sradicare ogni influenza ingannevole, sia interiore che esteriore, ponendo la nostra fiducia e obbedienza nella Parola perfetta di Dio e insegnando alle generazioni future a fare altrettanto.
Mia figlia è una bimba ai primi passi, vivace e farfugliante, ma non è troppo piccola perché le parli della sua bis bis bis…bisnonna Eva. Di sera si eccita tutta al pensiero di passare del tempo con la Bibbia, la mamma e il papà e guarda attentamente tutte le figure mentre le leggiamo le Scritture. Durante riflessioni brevi, tra un cambio di pannolino e la pulizia del seggiolone, io mi sento attanagliata dalla responsabilità di mostrarle cosa significa essere «una donna che teme il Signore» (Proverbi 31:30), cosa che lei di certo non imparerà dalla cultura che la circonda. Man mano che crescerà dovrò insegnarle ad affermare e discutere della Genesi, poiché in essa troviamo le fondamenta di ciò che vuol dire essere donna secondo la Bibbia.
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