È per grazia che siete stati salvati, mediante la fede

Autore: Vincenzo

Con un anima divisa tra il partenopeo e l'inglese, Vincenzo diventa figlio di Dio per grazia mediante fede in Gesù Cristo (Giovanni 1:12-13; Efesini 2:8-9) proprio in Inghilterra. Sposato con Manuela, insieme hanno tre stupendi doni del Signore, Cristina, Salvo ed Emma.

Vincenzo ha ottenuto una Laurea Magistrale in Scienze Informatiche dall'Università degli studi di Napoli Federico II e lavora a tempo pieno come dirigente nell'industria software.

È attualmente iscritto al corso di Laurea Magistrale in Teologia (Master of Arts) incentrato su Esegesi ed Ermeneutica, e offerto dall'Università di Chester attraverso la King's Evangelical Divinity School.

Chiamale, se vuoi, obiezioni – Parte II

Nella seconda parte di questa serie parleremo principalmente della questione delle sette economie (o dispensazioni) e toccheremo brevemente la questione del cessazionismo dei doni spirituali.

Dispensazioni

Nonostante la nostra aperta posizione teologica, se c’è qualcosa alla quale diamo poca enfasi, paradossalmente, sono proprio le dispensazioni (o economie). Ciò che costituisce il fondamento del nostro sistema teologico è dare priorità all’ermeneutica storico-grammaticale. Tale metodo è stato riassunto in quella che è diventata famosa come la Regola d’Oro dell’Interpretazione:

Quando il significato ovvio della Scrittura ha senso, non cercate altro significato; pertanto, interpretate ogni parola in base al suo primario, ordinario, usuale significato letterale, a meno che i fatti del contesto immediato, studiati alla luce di passaggi correlati e di verità assiomatiche e fondamentali, indichi chiaramente di fare altrimenti.​[1]​

David L. Cooper

Il dispensazionalismo è incentrato sull’utilizzo quasi dogmatico di questa ermeneutica ed è per questo che chiunque aderisce con lo stesso livello di dogmatismo a tale principio ermeneutico non può dire con coscienza di non essere dispensazionalista.​*​

Chiamale, se vuoi, obiezioni – Parte I

Un caro fratello che ci segue e che si definisce (parole sue) “riformato fino al midollo osseo”, ha recentemente lasciato le sue obiezioni sotto un post Facebook là dove un altro fratello condivideva una nostra testimonianza scritta originariamente per una rubrica americana.

Il commento del fratello riformato si articola in una dichiarazione di apertura, delle obiezioni, delle conclusioni, e una dichiarazione di chiusura.

La dichiarazione di apertura è che lui nasce dispensazionalista, per poi diventare Riformato dopo cinque anni di studi approfonditi.

Le sue obiezioni sono:

  1. Il dispensazionalismo ha solo due secoli di storia
  2. Il dispensazionalismo erra nella sua divisioni della storia biblica in sette economie
  3. Il dispensazionalismo è cessazionista (rigetta i doni spirituali)
  4. Il rapimento pretribolazionista non ha riscontro storico

Da questi punti, il fratello vede solo due possibili conclusioni:

  1. O i dispensazionalisti non hanno mai capito nulla
  2. Oppure c’è qualcosa che non va nelle loro conclusioni

C’è poi l’affermazione finale:

La base comune come “la sola grazia mediante la fede”, “la trinità” e “l’assoluta autorità delle Scritture” fa entrare il dispensazionalismo nella chiesa di Cristo, [e sono quindi] miei fratelli.‬‬‬‬

Quando essere concisi è impossibile

In uno spazio molto breve il fratello fa tante affermazioni pesanti e senza mai corroborarle, nonostante l’onere della prova ricada chiaramente su di lui. Del resto, è un commento su Facebook, non ce lo si aspetta nemmeno.

Tuttavia, le affermazioni arbitrarie sono infruttuose, e lasciano il tempo che trovano. Quando mi son messo a scrivere per rispondere è diventato subito chiaro che non avrei potuto rispondere fruttuosamente ai suoi punti in maniera concisa. Si sarebbe ridotto a un botta e risposta di affermazioni non comprovate. Assolutamente inutile.

È stato lì che ho deciso di sfruttare l’occasione per far diventare la bozza che avevo buttato giù, una serie di articoli qui sul nostro sito, che prendendo spunto dalle sue obiezioni cercheranno di far chiarezza su obiezioni che arrivano comunemente dal campo riformato, nello spirito del seguente proverbio

Il ferro forbisce il ferro; così un uomo ne forbisce un altro.

Proverbi 27:17

J. C. Ryle sul Millennio e Israele

Per quanto possano essere grandi le difficoltà che circondano molte porzioni di profezia incompiuta, per me due punti sembrano risaltare in modo così chiaro che paiono scritti con un raggio di sole. Uno di questi punti è il secondo personale avvento del nostro Signore Gesù Cristo prima del Millennio. L’altro di questi punti è il futuro raduno letterale della nazione Ebraica e il loro ripristino nella terra promessa. Non dico a nessuno che queste due verità sono essenziali alla salvezza e che non si può essere salvato a meno che le si veda coi miei occhi. Ma dico a chiunque che queste verità mi appaiono distintamente nella sacra Scrittura, e la negazione delle stesse è per me stupefacente e incomprensibile tanto quanto il negare la divinità di Cristo — J. C. Ryle

Tradotto liberamente da: Ryle, J. C. (1867). Coming Events and Present Duties: Being Miscellaneous Sermons on Prophetical Subjects. London: William Hunt.

Provvidenza divina?

Recentemente ci siamo trovati ad affrontare una controversia nata da un articolo sulla dottrina della provvidenza divina, pubblicato su un sito aderente, in larga parte, alla teologia riformata (Calvinismo). Il disaccordo è nato dal fatto che colui che ce lo ha riportato, seppur dichiarandosi ferventemente non calvinista, non aveva riconosciuto che tale articolo aveva proprio quell’impronta.

Vogliamo qui evidenziare, passaggio per passaggio, gli elementi che si rifanno a tale dottrina, così che il lettore possa conoscerli e riconoscerli in futuro, ed evidenziare il perché, alla luce della Parola, essi siano da ritenersi non biblici.

La ragione del Natale

Sono cresciuto a Napoli. Da bambino il Natale era…«i regali». I zampognari. I dolci, con paste reali, mustacciuoli, roccocò. Gli struffoli, i datteri, le noci. Fare l’albero all’Immacolata e fare il presepe, ma col bambin Gesù «coperto», perché, è chiaro, bisogna aspettare la mezzanotte del 25 per scoprirlo; nun è nnato ancora, mi par di sentire pure ora la voce di mio padre. Crescendo, si aggiunge l’attesa del cenone della vigilia. ‘A ‘nzalata ‘e rinforzo. Il pranzare leggero il 24 dicembre, solo con una fetta di pizza di scarole. Le candele profumate e quelle mangiafumo. La frittura di pesce e baccalà, e il balcone spalancato per farne uscire la puzza. Mamma relegata in cucina, a volte con qualche zia. Le bancarelle di botti di contrabbando, che all’epoca spuntavano già a Settembre. Un po’ più avanti negli anni e si aggiungono le strade affollate, il consumismo, le decorazioni cittadine. E San Gregorio Armeno: presepi d’artigianato puro che rappresentano paesi interi, comunità, gente d’ogni specie, personaggi famosi. E Betlemme che talvolta lascia spazio a Napoli col Vesuvio, perché si sa, per il Napoletano, Napoli è il centro del mondo. E poi c’era la messa di Natale, finché i miei riuscirono ad obbligarmi. Tanta, tanta tradizione. Alla quale si aggiungeva cultura d’oltreoceano che poco c’entrava con tutto il resto. In televisione dozzine di film hollywoodiani. La favola di Babbo Natale. E il classico ripetuto ad nauseam: «a Natale sono tutti più buoni». Ma perché solo a Natale poi? La gente non può essere buona tutto l’anno? (No, non può (Romani 3:10-12), ora lo so. Ma all’epoca no).

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