È per grazia che siete stati salvati, mediante la fede

Autore: Vincenzo Pagina 1 di 4

Con un anima divisa tra il partenopeo e l'inglese, Vincenzo diventa figlio di Dio per grazia mediante fede in Gesù Cristo (Giovanni 1:12-13; Efesini 2:8-9) proprio in Inghilterra. Sposato con Manuela, insieme hanno tre stupendi doni del Signore, Cristina, Salvo ed Emma.

Vincenzo ha ottenuto una Laurea Magistrale in Scienze Informatiche dall'Università degli studi di Napoli Federico II e lavora a tempo pieno come dirigente nell'industria software.

È attualmente iscritto al corso di Laurea Magistrale in Teologia (Master of Arts) incentrato su Esegesi ed Ermeneutica, e offerto dall'Università di Chester attraverso la King's Evangelical Divinity School.

Non guardate me, guardate Cristo!

Rivalutare il ruolo della testimonianza personale per l’evangelizzazione e la crescita personale.

Nella cultura evangelica contemporanea, l’uso della testimonianza personale nell’evangelizzazione è diventato così comune che pochi si soffermano a considerare le sue implicazioni teologiche e pratiche. Si dà quasi per scontato che per comunicare efficacemente il Vangelo, si debba raccontare la propria storia, come si era soliti essere, come si è incontrato Cristo e come è cambiato tutto. Ciò accade più spesso durante l’evangelizzazione individuale o durante eventi in chiesa, in cui i non credenti di solito vengono su invito di amici praticanti; meno nell’evangelizzazione di strada.

Tuttavia, questo approccio narrativo fa spesso appello alle emozioni e alla trasformazione soggettiva e, sebbene possa sembrare convincente in superficie, comporta un rischio significativo: può oscurare il Vangelo stesso e indurre sia l’ascoltatore sia chi parla a pensare che la salvezza riguardi principalmente l’esperienza personale piuttosto che la verità oggettiva di Cristo crocifisso e risorto.

Principi biblici per una chiesa unita ed efficace

Tra le minacce più grandi a un ministero fiorente e fruttuoso vi sono la gelosia e l’orgoglio. Questi peccati non colpiscono solo gli individui; indeboliscono la chiesa, causando divisione, conflitti e stagnazione spirituale.

L’orgoglio precede la rovina e lo spirito altero precede la caduta (Pr 16:18)

Un cuore in pace dà vita al corpo, ma l’invidia fa marcire le ossa (Pr 14:30)

Tuttavia, il progetto di Dio per la Chiesa è un progetto di armonia, servizio reciproco e crescita.

In tutta la Scrittura, vediamo come la gelosia e l’orgoglio abbiano causato distruzione nei ministeri e nella leadership. Tuttavia, vediamo anche come l’umiltà, la cooperazione, l’apprendimento umile e l’incoraggiamento reciproco consentano alla chiesa di prosperare.

… Istruisci i saggi e diventeranno ancora più saggi; istruisci i giusti e accresceranno la loro dottrina. (Pr 9:8-9)

In questo articolo esploreremo i principi biblici fondamentali che ci insegnano a evitare orgoglio e gelosia nel ministero e come costruire una chiesa unita e incentrata su Cristo.

Giacobbe: uomo giusto o imbroglione?

Per secoli, Giacobbe è stato descritto come un imbroglione, un ingannatore che manipolava il suo modo di ricevere le benedizioni di Dio. Molti sermoni e commentari lo descrivono come un opportunista che sfruttò la debolezza di suo fratello Esaù e ingannò suo padre Isacco. Tuttavia, un esame più attento del testo biblico va a minare la solidità di questa rappresentazione. Giacobbe non era un imbroglione intrigante, ma piuttosto un uomo di discernimento spirituale e integrità, scelto da Dio per i Suoi scopi divini. Questo articolo esplorerà perché l’interpretazione comune di Giacobbe come un ingannatore è fuorviante e presenterà una comprensione biblicamente più accurata del suo carattere.

Discussione con un universalista

In una recente discussione teologica, mi sono confrontato con un apologeta universalista, per esplorare questioni fondamentali sulla salvezza, la fede e il destino eterno. Lo scambio è di particolare interesse per me, perché non affronto l’universalismo da un punto di vista tradizionalista conosciuto in inglese come Eternal Conscious Torment (ECT, Tormento Conscio Eterno), ma lo faccio da condizionalista .

Comprendere il quadro teologico

Prima di addentrarci nei punti specifici della discussione, è importante comprendere le basi delle due posizioni qui rappresentate:

L’universalismo (o Riconciliazione Universale (RU)) sostiene che alla fine tutti gli uomini saranno salvati e riconciliati con Dio, in questa vita o dopo la morte.

Il condizionalismo sostiene che la vita eterna è condizionata dalla fede in Cristo. Coloro che credono ricevono la vita eterna, mentre coloro che non credono subiranno un giudizio, una punizione e cesseranno di esistere dopo la seconda morte.

Scenda dalla puntata 3, stagione 3 di The Chosen

Credere non è la stessa cosa che comprendere

L’ispirazione per questo articolo è venuta da una frase pronunciata da Gesù nel terzo episodio della terza stagione di The Chosen, intitolato “Physician, heal yourself”. Questo momento fa parte dell’espansione creativa della scena nella sinagoga di Nazareth, dove Gesù legge dal rotolo di Isaia. In questa interpretazione, fanno dire a Gesù quanto segue:

Se non riesci ad accettare di essere spiritualmente povero e prigioniero, nello stesso modo in cui una donna gentile e un lebbroso siriano riconobbero il loro bisogno … se non riconosci di aver bisogno di un anno di favore del Signore, allora non posso salvarti.

Ciò riflette una linea di pensiero molto comune nella cristianità. Una con cui non siamo necessariamente d’accordo. Nella fede cristiana, c’è una distinzione cruciale tra credere a ciò che Dio dice e comprendere la piena portata di ciò che Dio dice e del perché lo dice. Questa differenza è spesso sottile ma profonda, e spesso il cristiano implica che non puoi davvero credere alle promesse di Dio se non le hai pienamente comprese, specialmente quando si tratta della promessa della vita eterna.

Eppure, la Scrittura ci mostra ripetutamente che la fede è radicata nell’affidarsi alla parola di Dio, anche quando la piena comprensione ci sfugge. La fede non richiede sempre una comprensione completa, ma ci chiama ad avere fiducia nell’affidabilità e nella veridicità di Dio, anche quando non comprendiamo appieno la profondità di ciò che sta rivelando.

Esploriamo questo tema attraverso esempi tratti dall’Antico e dal Nuovo Testamento, dove la fede spesso precedeva la comprensione, e come questa dinamica si manifesta nella vita dei credenti.

Q & A: Dio, la sua bontà e la conquista della terra promessa

Ci è arrivata una domanda:

Nell’antico testamento si parla di guerre per la conquista della terra promessa. Come si concilia un Dio buono con un Dio che guida il suo popolo ad uccidere per la conquista della terra?

La domanda è piuttosto comune. Però, vedi, il quesito presume una contraddizione tra la bontà di Dio e il suo giudizio, ma in realtà la giustizia divina è un’espressione del suo amore. Un Dio che ignora il male non sarebbe buono, ma indifferente. Le guerre in Canaan non erano atti di aggressione immotivata, ma un giudizio su popoli che per secoli avevano praticato idolatria, sacrifici umani e corruzione morale (Genesi 15:16, Deuteronomio 9:4-5). Dio aveva atteso con pazienza, ma alla fine la giustizia ha dovuto intervenire.

Tuttavia, il giudizio di Dio non è cieco né arbitrario. Anche nel contesto della conquista, la misericordia era sempre possibile: i Gabaoniti furono risparmiati perché si arresero (Giosuè 9) e Rahab fu salvata per la sua fede (Ebrei 11:31). Questo mostra che Dio non desidera la distruzione del peccatore, ma la sua redenzione.

Oggi siamo nell’epoca della Grazia, in cui Dio ha esteso la sua misericordia senza condizioni, offrendo la salvezza a chiunque creda in Cristo (2 Corinzi 6:2). Ma questa epoca non durerà per sempre. Gesù tornerà per giudicare il mondo (Atti 17:31), ristabilendo definitivamente la giustizia. Perciò, il vero problema non è che Dio abbia esercitato il giudizio nel passato, ma che molti oggi rifiutano la sua misericordia nel presente.

Sola Fide — Tanti la professano, pochi ci credono davvero

Per secoli, il dibattito sulla salvezza è stato il divario definitivo tra cattolici romani e protestanti. I protestanti hanno storicamente criticato la Chiesa cattolica per aver insegnato ciò che percepiscono come salvezza per opere, contrapponendola al loro grido di battaglia di salvezza per sola grazia, attraverso la sola fede. Questo abisso dottrinale è stato cementato durante la Riforma, con Martin Lutero che ha dichiarato la sola fide come il cuore del Vangelo. Tuttavia, uno sguardo più attento rivela un problema più sottile in gioco. Molti protestanti, in particolare evangelici e credenti riformati, affermano la frase spesso attribuita a Giovanni Calvino:

“Siamo salvati per sola fede, ma la fede che salva non è mai sola.”

Questa qualificazione introduce le opere come prova di salvezza, riecheggiando una visione della salvezza orientata a un processo graduale, che si allinea più alla teologia cattolica romana di quanto spesso riconosciuto. Un esame più attento delle basi della soteriologia sostenute da cattolici romani, calvinisti e arminiani rivela un terreno comune significativo. Tutte e tre le tradizioni affermano che la salvezza è per grazia di Dio e la vedono come un processo piuttosto che un evento una tantum. Inoltre, l’enfasi che calvinisti e arminiani pongono sulla perseveranza e sulle buone opere li allinea più vicino alla teologia cattolica di quanto possano realizzare.

Pertanto, l’analisi qui intrapresa metterà in discussione se tali visioni sostengano realmente il principio della sola fide , contrapponendole alla prospettiva distinta della teologia della Grazia Gratuita, che abbraccia pienamente la salvezza come un atto di fede una tantum e senza condizioni.

Crocifissione

La salvezza e il ladro penitente

Il racconto del ladrone sulla croce in Luca 23 è una finestra straordinaria sulla natura della fede e della salvezza. Quest’uomo senza nome, crocifisso accanto a Gesù, esprime una fede semplice ma profonda. Senza alcun precedente discepolato o formazione dottrinale, chiede a Gesù di “ricordarsi di lui quando verrà nel suo regno”. La risposta di Gesù – “Oggi sarai con me in paradiso” – conferma che la fede del ladrone è sufficiente per la salvezza.

Questo passo sfida alcune interpretazioni sul tipo di fede necessaria per accedere alla vita eterna, che a volte sembra richiedere delle condizioni aggiuntive o una comprensione avanzata di dottrine e altri concetti. Tuttavia, uno sguardo più attento al testo suggerisce che al ladro bastava credere che Gesù fosse “il Cristo” – il Re – per ricevere la promessa del Paradiso.

Fede e battesimo: una riflessione

Era la prima domenica di settembre. Quella mattina, iniziai la giornata imbattendomi in un versetto che avrebbe dato il via a una serie di riflessioni:

Filippo disse: «Se tu credi con tutto il cuore, è possibile». L’eunuco rispose: «Io credo che Gesù Cristo è il Figlio di Dio»

Atti 8:37

Questo versetto, che racconta la risposta dell’eunuco etiope alla domanda di Filippo prima del suo battesimo, è assente in molti manoscritti antichi. Tuttavia, il suo significato va oltre i dibattiti testuali, come ho ricordato più tardi quel giorno stesso, durante una cerimonia battesimale.

Gesù con peccatori e pubblicani.

Il potere dell’amore incondizionato

Tra alcuni dei nostri fratelli esiste un’idea piuttosto peculiare. Sembrano nutrire il timore che la predicazione della grazia pura e incontaminata possa sviare il gregge, come se fosse il richiamo di una sirena alla dissolutezza. Permettetemi di illustrare la follia di questo pensiero con una semplice analogia.

Solo Cristo

Una domenica in Chiesa Cattolica Romana

Il presente articolo vuole riflettere insieme a voi sulla mia recente esperienza di messa cattolica. Alcune delle mie conclusioni o riflessioni potranno risultare controverse, soprattutto negli ambienti che sembrano avere come unica linfa vitale della propria fede quello di tenere il dito accusatorio ben puntato contro la Chiesa Cattolica Romana; ma le controversie portano almeno il beneficio della discussione, che se fatta civilmente, può solo edificare.

Precisazioni

Per chi è nuovo qui, voglio precisare che non sono cattolico romano e, personalmente, non suggerisco a nessun credente, neonato o “datato” che sia, di far parte di una congregazione di tale denominazione. Sia chiaro anche, però, che la ragione per cui non suggerisco la chiesa romana non è perché credo che sia totalmente priva di credenti, ma perché è una chiesa che, teologicamente e dottrinalmente, ha una lista piuttosto lunga di problemi che a mio avviso ostacolano non poco la gioia cristiana e il percorso verso la maturità, nonché l’accesso alla buona novella stessa.

La vostra fede non vi appartiene?

Alzi la mano chi ha già sentito un calvinista affermare che la nostra fede non ci appartiene. Io di certo sì. Fino alla nausea. La loro argomentazione è di solito questa: il calvinista (che di solito sostiene che la fede salvifica non è un’espressione genuina del peccatore che si rivolge al Salvatore per essere salvato in seguito alla predicazione del vangelo) ci dirà che se rimaniamo dell’idea che la nostra fede è effettivamente nostra, allora la fede diventa un’opera. E poiché la Bibbia insegna che si è salvati per grazia attraverso la fede, indipendentemente dalle opere, la visione non calvinista della fede salvifica è considerata impossibile, perché ciò contraddirebbe l’insegnamento della Bibbia riguardo al ruolo che le buone opere svolgono nella salvezza.

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