Per secoli, Giacobbe è stato descritto come un imbroglione, un ingannatore che manipolava il suo modo di ricevere le benedizioni di Dio. Molti sermoni e commentari lo descrivono come un opportunista che sfruttò la debolezza di suo fratello Esaù e ingannò suo padre Isacco. Tuttavia, un esame più attento del testo biblico va a minare la solidità di questa rappresentazione. Giacobbe non era un imbroglione intrigante, ma piuttosto un uomo di discernimento spirituale e integrità, scelto da Dio per i Suoi scopi divini. Questo articolo esplorerà perché l’interpretazione comune di Giacobbe come un ingannatore è fuorviante e presenterà una comprensione biblicamente più accurata del suo carattere.

Il significato di “tām ” — Il vero carattere di Giacobbe

Genesi 25:27 descrive Giacobbe nel modo seguente:

“I due bambini crebbero. Esaù divenne un esperto cacciatore, un uomo di campagna, e Giacobbe un uomo tranquillo che se ne stava nelle tende” (Genesi 25:27 NR06)

La parola ebraica tradotta come “tranquillo” nella totalità delle traduzioni italiane che ho avuto modo di analizzare è la parola ebraica tām (תָּם). Questa parola non significa “semplice” o “ingenuo”, né implica passività o inganno. Invece, trasmette integrità morale e rettitudine.

tām , agg. , completo, perfetto; sano; ben educato, civile; senza colpa, senza peccato; retto, onesto; libero da colpa; non soggetto a biasimo;

The Lexham Analytical Lexicon of the Hebrew Bible (Bellingham, WA: Lexham Press, 2017).

In altri punti della Scrittura, tām è effettivamente usato per descrivere individui dal carattere retto:

Questa è la posterità di Noè. Noè fu uomo giusto, integro (tām), ai suoi tempi; Noè camminò con Dio. (Genesi 6:9)

 ma la mia colomba, la perfetta (tām) mia, è unica… (Cantico dei Cantici 6:9)

C’era nel paese di Uz un uomo che si chiamava Giobbe. Quest’uomo era integro (tām) e retto; temeva Dio e fuggiva il male. (Giobbe 1:1)

Molti altri sono gli esempi, nei Salmi, nei Proverbi e ancora in Giobbe. Tutti coerenti con il significato di rettitudine, specialmente quando usato per un essere umano. Se tām denota costantemente rettitudine morale, perché Giacobbe dovrebbe essere un’eccezione? Ciò suggerisce che Giacobbe era un 
uomo giusto, non un ingannatore. La sua scelta di abitare in tende, piuttosto che vagare per i campi come Esaù, indica il suo impegno per la vita pattizia della sua famiglia. Tale interpretazione è ancora più evidente nella resa di Genesi 25:27 nella traduzione interconfessionale (ICL00D)

… Giacobbe era invece un uomo tranquillo che restava volentieri sotto le tende.

Notate l’aggiunta di “volentieri”.

Giacobbe “rubò” la primogenitura di Esaù?

Una delle principali accuse contro Giacobbe è che egli approfittò della fame di Esaù e “rubò” la primogenitura. Il passaggio rilevante afferma:

Or mentre Giacobbe faceva cuocere una minestra, Esaù sopraggiunse dai campi, tutto stanco. Esaù disse a Giacobbe: «Dammi per favore da mangiare un po’ di questa minestra rossa, perché sono stanco». Perciò fu chiamato Edom. Giacobbe gli rispose: «Vendimi prima di tutto la tua primogenitura». Esaù disse: «Ecco, io sto morendo; a che mi serve la primogenitura?» Giacobbe disse: «Prima, giuramelo». Esaù glielo giurò e vendette la sua primogenitura a Giacobbe. Allora Giacobbe diede a Esaù del pane e della minestra di lenticchie. Egli mangiò e bevve; poi si alzò e se ne andò. Fu in questo modo che Esaù disprezzò la primogenitura. (Genesi 25:29-34)

Diversi punti chiave mettono in discussione l’idea che Giacobbe abbia agito in modo ingannevole:

  1. L’esagerazione di Esaù: Esaù afferma: “Sono sul punto di morire”, ma è altamente improbabile . Aveva accesso alla ricchezza e alle provviste di suo padre. La sua affermazione era probabilmente iperbolica, mostrando il suo disprezzo per le questioni spirituali piuttosto che una situazione di reale pericolo di vita.
  2. Una transazione legale: il brano afferma che Esaù “vendette” il suo diritto di primogenitura. Non si trattò di furto, ma di un accordo legalmente vincolante. Nell’antico Vicino Oriente, i diritti di primogenitura potevano essere scambiati e l’accordo era suggellato da un giuramento (v. 33).
  3. L’indifferenza spirituale di Esaù: Il versetto finale, “Così Esaù disprezzò la sua primogenitura”, mostra che Esaù non dava valore alla sua eredità spirituale. Ebrei 12:16-17 lo conferma:

 e che nessuno sia fornicatore o profano, come Esaù, che per una sola pietanza vendette la sua primogenitura. Infatti sapete che anche più tardi, quando volle ereditare la benedizione, fu respinto, sebbene la richiedesse con lacrime, perché non ci fu ravvedimento.

Giacobbe non rubò la primogenitura: fu Esaù a rinunciarvi volontariamente e con noncuranza.

Giacobbe ingannò Isacco per ottenere la benedizione?

Il caso più frequentemente citato contro l’integrità di Giacobbe è Genesi 27, dove si traveste da Esaù per ricevere la benedizione di Isacco. A prima vista, questo potrebbe sembrare ingannevole, ma considerate quanto segue:

  1. Dio aveva già dichiarato che Giacobbe era il prescelto: prima che Giacobbe ed Esaù nascessero, Dio disse a Rebecca:

Il Signore le disse: «Due nazioni sono nel tuo grembo e due popoli separati usciranno dal tuo seno. Uno dei due popoli sarà più forte dell’altro, e il maggiore servirà il minore». (Genesi 25:23)

  1. La sfida di Isacco al piano di Dio: Isacco, nonostante conoscesse la profezia, cercò di benedire Esaù. Ciò era contro la volontà di Dio . In questo senso, Rebecca e Giacobbe si assicuravano che la promessa di Dio fosse mantenuta .
  2. Elezione divina in Romani 9: Paolo conferma che Giacobbe era lo strumento scelto da Dio:

poiché, prima che i gemelli fossero nati e che avessero fatto del bene o del male (affinché rimanesse fermo il proponimento di Dio, secondo elezione, che dipende non da opere, ma da colui che chiama), le fu detto: «Il maggiore servirà il minore»; com’è scritto: «Ho amato Giacobbe e ho odiato Esaù». (Romani 9:11-13)

Giacobbe fu scelto da Dio per continuare la discendenza che avrebbe condotto al popolo eletto. Eppure, vediamo Dio non agire per capriccio, ma scegliere l’uomo che sapeva sarebbe stato retto.

La rettitudine di Giacobbe contro la mondanità di Esaù

  • Le scelte di vita di Esaù: sposò donne ittite (Genesi 26:34-35), il che “fu motivo di dolore per Isacco e Rebecca”. Ciò dimostra il disprezzo di Esaù per il patto di Abramo.
  • La fedeltà di Giacobbe: nonostante le difficoltà, Giacobbe rimane fedele a Dio, e Dio in seguito conferma la Sua alleanza con lui:

 Il Signore stava al di sopra di essa e gli disse: «Io sono il Signore, il Dio di Abraamo tuo padre e il Dio d’Isacco. La terra sulla quale tu stai coricato, io la darò a te e alla tua discendenza. (Genesi 28:13)

Dio conferma il ruolo di Giacobbe, dimostrando che non era un ingannatore, ma il vero erede dell’alleanza.

Lo sviluppo dell’immagine dell’imbroglione nel pensiero cristiano

L’idea sbagliata di Giacobbe come imbroglione è in parte radicata in un malinteso sul suo nome. Il nome ebraico  Yaʿaqov (יַעֲקֹב)  non significa intrinsecamente “ingannatore” o “imbroglione”, come spesso si suppone. Piuttosto, deriva dalla radice  ʿqb (עָקֵב) , che significa “tallone” o “seguire”, riferendosi alla sua nascita in cui teneva il tallone di Esaù (Genesi 25:26). Mentre Esaù in seguito interpreta il nome negativamente, associandolo all’essere “soppiantato” (Genesi 27:36), questa è una lamentela soggettiva piuttosto che un significato definitivo. Le connotazioni negative furono rafforzate dagli interpreti cristiani medievali che, influenzati dalla teologia supersessionista, travisarono il ruolo di Giacobbe nella storia biblica. Comprendere il vero significato del suo nome aiuta a smantellare l’ingiusto stereotipo dell’imbroglione e a ripristinare il legittimo posto di Giacobbe come uomo di fede scelto da Dio.

Pertanto, la rappresentazione negativa di Giacobbe come imbroglione non ha avuto origine nella tradizione ebraica primitiva (che ha sempre considerato Giacobbe come un patriarca stimato), ma è emersa gradualmente nell’esegesi cristiana dai Padri della Chiesa in poi. Mentre le prime fonti ebraiche sottolineavano la rettitudine di Giacobbe, le successive interpretazioni cristiane, specialmente nel periodo medievale, lo hanno dipinto in una luce negativa. Ciò è stato influenzato dal supersessionismo e dal crescente sentimento antiebraico.

  • Giovanni Crisostomo (349–407 d.C.): i suoi sermoni antiebraici associavano le azioni di Giacobbe all’astuzia ebraica, rafforzando l’idea di inganno.
  • Teologi medievali : personaggi come  Tommaso d’Aquino (1225–1274)  consideravano le azioni di Giacobbe moralmente discutibili, consolidando l’immagine negativa nella tradizione cristiana.
  • Riformatori protestanti: mentre  Giovanni Calvino difendeva Giacobbe,  Martin Lutero talvolta lo descriveva come astuto, rafforzando lo stereotipo dell’imbroglione.

Gli studi biblici moderni hanno sempre più messo in discussione questa distorsione, riconoscendo che la rappresentazione di Giacobbe come un imbroglione è una successiva interpretazione cristiana errata, più che una realtà biblica.

Conclusione

Giacobbe non era un imbroglione o un ingannatore: era un uomo che dava valore alle promesse di Dio e le ricercava, al contrario di Esaù, che disprezzava la sua eredità spirituale. Le interpretazioni errate del carattere di Giacobbe sono state spesso influenzate da pregiudizi culturali piuttosto che da una lettura attenta della Scrittura. Quando guardiamo a teologi come Agostino che vede le azioni di Giacobbe come rappresentative della sostituzione degli ebrei da parte della Chiesa, è sicuro dire che la caratterizzazione errata di Giacobbe è una forma primitiva di supersessionismo. Una posizione teologica che prepara il terreno per successive letture negative, con conseguenze nefaste.