Nella terza parte di questa serie risponderemo alla fallace obiezione di mancanza di storia dietro il dispensazionalismo e il rapimento pre-tribolazione.
Caratteristiche invise ai Riformati
Tra le caratteristiche del sistema dispensazionalista classico più invise ai Riformati e altri non-dispensazionalisti troviamo:*
- Premillenialismo (specie dispensazionalista)
- Israele e Chiesa come due entità separate†
- Centralità di Israele nel secondo avvento
- Centralità di Israele nel millennio
- Rapimento pre-tribolazione
- Rigetto della priorità ermeneutica del NT sul VT
- Rigetto di allegorizzazione arbitraria
La posizione dell’obiettore
Da precedenti interazioni col fratello riformato che ha sollevato le obiezioni a cui stiamo pian piano rispondendo, so che egli accetta la teologia del patto federale e il premillenialismo storico. La differenza principale tra questo tipo di premillenialismo e quello dispensazionalista è che il sistema teologico nel suo insieme resta supersessionista,‡ allegorizzando arbitrariamente il Vecchio Testamento e rigettando la centralità della nazione israelita nel Millennio. Questa loro visione li costringe di solito a vedere la Chiesa sulla Terra durante la Grande Tribolazione, portandoli ad essere post-tribolazionisti per quanto concerne il rapimento della Chiesa.
Perché “storico”?
La ragione per cui questo premillenialismo è chiamato “storico” da coloro che vi aderiscono è perché gran parte della loro posizione a riguardo si riscontra anche negli scritti patristici (es. Ireneo, Tertulliano, Giustino Martire, Ippolito), anche se la posizione è stata portata alla ribalta nell’epoca moderna principalmente da George Eldon Ladd.[5] Come per tante cose nell’ambito riformato, si prosegue con una fallacia di appello alla tradizione e si conclude che una posizione sia valida solo perché storicamente mantenuta anche da alcuni padri della Chiesa. Come ripeterò spesso, il problema della Tradizione è grande nell’ambiente Riformato tanto quanto lo è nell’ambito Romano Cattolico. Talmente grande da costituire un caposaldo insieme alle Scritture stesse. E per preservare la tradizione spesso si fa ingiustizia a quello che dovrebbe essere l’unico caposaldo: la Scrittura.
Riformati, premillennialisti e “non storici”
Prima che Ladd portasse alla ribalta il premillenialismo storico, vi erano branche della Teologia Riformata che non aderivano né all’amillennialismo,§ né al premillenialismo storico, né al postmillennialismo.¶ Ciò, ad esempio, era vero dei Riformati Scozzesi, dei quali vado a citare come rappresentante Horatius Bonar (1847):[1]
Le profezie riguardanti Israele sono la chiave di tutto il resto. I giusti principi di interpretazione nei loro confronti ci aiuteranno a districare e illustrare tutte le profezie. I principi sbagliati riguardo loro (Israele, ndt) confonderanno e oscureranno completamente l’intera Parola di Dio. […] Sono uno di quelli che credono nella restaurazione e nella conversione di Israele, che ricevono ciò come una certezza futura, che tutto Israele sarà raccolto e che tutto Israele sarà salvato. Come credo nell’attuale degrado di Israele, così credo nell’imminente gloria e preminenza di Israele. Credo che lo scopo di Dio riguardo al nostro mondo possa essere compreso solo comprendendo lo scopo di Dio riguardo a Israele.
Altri esempi illustri sono Jonathan Edwards e J. C. Ryle. In generale, anche i puritani britannici, a partire dall’inizio del XVII secolo, avevano tutti una posizione premillennialista più simile a quella dispensazionalista che quella “storica”. E così altri.
Le ragioni per aspettarsi una letterale restaurazione di Israele nella Terra Promessa anche prima della loro conversione sono spiegate da Arnold Fruchtenbaum in questo manoscritto.
Appello alla tradizione: fallacia e pericolo
Come già detto, il fratello che ha sollevato le obiezioni commette una fallacia logica, appello alla tradizione. Ma un appello alla tradizione ha anche pericolose conseguenze.
Innanzitutto, secondo tale ragionamento, dovremmo dar ragione ai Testimoni di Geova quando rigettano la Trinità dicendo che fu inventata al Consiglio di Nicea.# Il fatto che una sistematizzazione teologica avvenga “tardi” non vuol dire che le proposizioni che hanno portato al sistema non siano sempre state vere.
Peggio ancora, dovremmo mettere in dubbio anche il Sola Fide dei padri della Riforma. Certo, mi si dirà: “Eh no! I padri della Riforma hanno solo riportato alla luce una dottrina biblica”. E io potrei rispondere lo stesso del dispensazionalismo, il cui obiettivo era ed è semplicemente continuare l’opera della Riforma, giustamente vista come incompiuta (ecclesia reformata, semper reformanda).[13]
È importante ricordare che per restaurare posizioni bibliche bisogna far riferimento alla Scrittura e non ai padri della chiesa. Non solo perché ciò è fallace e posiziona gli scritti patristici sullo stesso livello della Scrittura, ma perché si presume qualcosa di non necessariamente vero riguardi i padri, ovvero che la loro mentalità non fosse stata già influenzata da un pensiero erroneo, nonostante la loro vicinanza all’età apostolica.
Le nuvole agostiniane
Va anche riconosciuto che purtroppo i padri della Riforma avevano giusto appena rispolverato il vangelo, portandosi dietro molte eredità della chiesa romana, e dandosi quasi completamente agli errori Agostiniani.
Agostino, uscito vincitore dal dibattito con Pelagio per semplici questioni fortuite (tra i due, Agostino era il male minore), assunse uno status di “eroe” che permise ai suoi errori di calare un velo sulle menti di centinaia di teologi occidentali per mille anni e più dopo di lui. È lui che sostanzialmente inventa la posizione soteriologica che oggi porta il nome di Calvino;[12]** è lui che perpetra la già presente allegorizzazione escatologica; è lui che perpetra l’errore amillenialista che ha radici gnostiche; è grazie alla sua influenza che l’errore supersessionista diventa dottrina dogmatica della chiesa occidentale per secoli.
Quindi il motivo per cui il premillenialismo in generale e il rapimento pretribolazione in particolare quasi non si notano dopo Agostino è lo stesso motivo per cui il vangelo di Sola Gratia attraverso Sola Fide non si vede per quasi 1500 anni: vengono commessi errori gravissimi e il padre della bugia prende la palla al balzo, amplificandoli attraverso la storia ecclesiastica.
Testimonianze di pensiero pretribolazionista
Per evitare di dilungarmi più di quanto non abbia già fatto, mi limiterò a citare da Il Sermone sulla Fine del Mondo di Pseudo-Efrem (datato tra il IV e il VI secolo d.C.):[2]
Tutti i santi ed eletti di Dio vengono radunati prima della tribolazione, che deve venire, e vengono portati al Signore, affinché non abbiano mai a vedere la confusione che opprime il mondo a causa dei nostri peccati.
Vi rimando poi alla serie che abbiamo iniziato sul Rapimento, a cominciare dalla prima parte.
Israele, la Chiesa, il Millennio e il Secondo Avvento
Abbiamo già visto come il premillennialista storico non ha problemi col Millennio terreno. E abbiamo anche visto come sono esistiti (ed esistono[4]) Riformati che non hanno problemi con la restaurazione nazionale di Israele nella Terra Promessa. A questi è forse il caso di aggiungere una testimonianza postmillennialista, quella di Charles Hodge (1797—1878).[11]
Quello che accomuna però quasi tutti i non dispensazionalisti è la distinzione tra Israele e Chiesa. Questa viene rigettata in diverse sfumature. Ad esempio, o si afferma che la Chiesa ha rimpiazzato Israele nel programma di Dio o che la Chiesa è sempre esistita dal VT e che Israele era solo una particolare amministrazione della Chiesa.[11] Entrambe le posizioni non hanno supporto esegetico, e nel secondo caso non è chiarissimo che scopo abbia un’eventuale restaurazione di Israele.
Nonostante tutte queste sfumature, se si rigetta la centralità dell’Israele etnico nel Millennio e la distinzione programmatica e tipologica tra Chiesa e Israele, si resta supersessionisti in una certa misura. Questo errore appare molto presto nella storia della Chiesa, come risultato della separazione tra Cristianità e Giudaismo in seguito alla devastante guerra del 66-70 d.C. e la rivolta contro Roma per mano di Simon Bar-Kockba (132-135 d.C.). La distruzione di Gerusalemme diventa un problema anche per i Cristiani che perdono identità geografica, e in reazione a ciò, ormai per lo più Gentili, si dichiarano eredi delle Scritture e delle Promesse che Dio ha fatto agli Ebrei, e inizia un processo di allegorizzazione arbitraria, unico modo per scavalcare il problema dei circa duemila riferimenti a Israele nel VT.[3]
Tuttavia, sia il VT che il NT testimoniano che sia il primo avvento sia il secondo avvento del Messia sono eventi profetici Giudeo-centrici che necessitano dell’esistenza della nazione Israelita per compiersi,[9] e che sia il VT che il NT parlano in maniera esegeticamente inequivocabile di un regno terreno del Messia, il quale siederà fisicamente a Gerusalemme, là dove Davide sedeva. L’unico modo per travisare questa realtà scritturale è quello di adottare due premesse del sistema riformato, ovvero la priorità ermeneutica del NT sul VT e il fatto, esegeticamente infondato, che la Chiesa è il “vero Israele”.
La prima premessa ha come risultato quello di rendere Dio ingannatore e bugiardo, perché la naturale conseguenza è che la rivelazione scritta di Dio era, a tutti gli effetti, incomprensibile prima della chiusura del canone del NT. Ciò è palesemente falso.
La seconda premessa permette al riformato di proiettare le sue presupposizioni sul VT e vedere un “regno messianico” spirituale (ciò vale per tutte le posizioni riformate sul Millennio, poiché il premillenialismo storico si fonda quasi esclusivamente su Apocalisse 20:1-6, e la Chiesa viene comunque considerata la fase spirituale del Regno) così come “un Israele spirituale” che esegeticamente è introvabile. Ovviamente, ciò viene fatto in maniera del tutto arbitraria e inconsistente, poiché le profezie relative al primo avvento, compiute letteralmente e giudeo-centricamente così come leggiamo nel NT, non possono essere interpretate con la stessa ermeneutica con cui vengono interpretate le profezie del secondo avvento.
Tra i tanti accademici, il prof. David J. Engelsma, che ha scritto in difesa dell’Amillennialismo, ammette che l’unico modo per vedere il regno messianico come futuro e terreno è quello di interpretare le profezie del VT in maniera letterale. Cosa che lui definisce addirittura un errore. Per Engelsma, come per tanti accademici riformati, usare un’ermeneutica coerente è considerato un errore. Il motivo è chiaro: il caposaldo del loro sistema non è Sola Scriptura, ma è Scrittura più Tradizioni. E per salvaguardare le tradizioni, non c’è altro modo che mutilare la Scrittura.
Che si usi una ermeneutica storico-grammatico-letterale (che va mano nella mano con la peshat ebraica)[8] o che si usi la pesher Qumranica che è l’ermeneutica più simile a quella usata in buona parte del NT,[6] o che si usi la midrash della scuola farisiaca di Hillel come spesso fa Paolo (che veniva da tale scuola),[6] il tutto condito col principio Cristo-centrico,[6] resta impossibile raggiungere le conclusioni di Engelsma & co. La loro ermeneutica è faziosa e definita in funzione delle proprie presupposizioni extra-bibliche.
Conclusioni
La principale conclusione in base a quanto detto finora è che nel frammentato panorama riformato sono da sempre esistiti elementi che, messi insieme, danno una posizione molto simile al dispensazionalismo:
- Premillenialismo
- Centralità di Israele nel secondo avvento
- Centralità di Israele nel Millennio[1]
- Rigetto della priorità ermeneutica del NT sul VT[1]
- Rigetto di allegorizzazione arbitraria[1]
- Un buon grado di distinzione tra Israele e Chiesa
A questi punti possiamo aggiungere le testimonianze medievali di un Rapimento pre-tribolazione.
Alla luce di tutto ciò, la sistematizzazione di tutte queste posizioni disparate in un unico sistema coerente (il dispensazionalismo) non sembra più essere una cosa talmente “assurda” (come viene spesso vista dal Riformato medio), quanto piuttosto un naturale sviluppo nell’area di teologia sistematica.
Altre conclusioni:
- Il premillenialismo in generale è stata una posizione di minoranza per molti secoli a causa di errori teologici perpetrati per tradizione dalle correnti principali all’interno delle istituzioni ecclesiastiche;
- Lo stesso vale per la scarsa presenza di Rapimento, specie pretribolazione.
Ulteriori fonti
Altre fonti sulla storia del dispensazionalismo:
- “Dispensationalism before Darby” by William C. Watson[10]
- “Ancient Dispensational Truth” by James C. Morris[7]
- *Un altro punto, che però è un’accusa falsa, è la presunta sistematizzazione di due Nuovi Patti separati, uno per Israele e uno per la Chiesa. Nonostante questo sia un effettivo errore commesso da alcuni circoli teologici, non è parte della posizione del dispensazionalismo classico.
- †Si noti che non abbiamo usato l’espressione “due popoli”. Noi crediamo, come moltissimi dispensazionalisti classici, che il popolo di Dio sia uno: Israele. La Chiesa non è un popolo, ma il Corpo di Cristo e un programma soteriologico usato nell’era presente per salvare la razza di Adamo, siano essi Giudei o Gentili.
- ‡La Chiesa rimpiazza Israele, o, come altri direbbero, la Chiesa è il compimento di Israele o il “vero Israele”.
- §La tradizionale posizione ereditata dalla Chiesa Romana Cattolica sotto autorità di Agostino.
- ¶L’idea che il secondo avvento avvenga dopo il Millennio, considerato spirituale e corrente.
- #A peggiorare la cosa ci sarebbe che per arrivare alla moderna sistematizzazione della Trinità bisogna aspettare ben oltre il Consiglio di Nicea.
- **E questa non nasce come studio delle Scritture, ma dall’incapacità di Agostino di confutare le erronee premesse pelagiane. Agostino invece le accettò e per questo fu costretto a ripescare il suo gnosticismo manicheista per costruire quello che è a tutti gli effetti il reciproco del sistema Pelagiano. Purtroppo sia Pelagio che Agostino costruirono i loro sistemi sulle stesse premesse non bibliche, rendendo i loro sistemi quindi non biblici.
Bibliografia
- [1]Horatius Bonar. 1847. Prophetical landmarks; containing data for helping to determine the question of Christ’s pre-millennial advent. J. Nisbet & Company.
- [2]Timothy J. Demy and Thomas D. Ice. 1995. The Rapture and an Early Medieval Citation. Bibliotheca Sacra 152, 607 (1995), 306–317. Retrieved from https://www.galaxie.com/article/jbtm11-2-04
- [3]Ronald E. Diprose. 2004. Israel and the Church: The Origins and Effects of Replacement Theology. IVP Books.
- [4]Barry E. Horner. 2007. Future Israel: Why Christian Anti-Judaism Must Be Challenged. B&H Academic.
- [5]George E. Ladd, Anthony A. Hoekema, Herman A. Lloyt, and Loraine Boettner. 1977. The Meaning of the Millennium: Four Views. IVP Academic, Westmont, IL.
- [6]Richard N. Longenecker. 1970. Can We Reproduce The Exegesis Of The New Testament? Tyndale Bulletin 21, 1 (1970), 3–38. Retrieved from https://www.galaxie.com/article/tynbul21-1-01
- [7]James C. Morris. 2018. Ancient Dispensational Truth: Refuting the Myth that Dispensationalism is New. Dispensational Publishing House, Taos, NM.
- [8]Baruch J. Schwartz. 1994. Review: On Peshat and Derash, Bible Criticism, and Theology. Prooftexts 14, 1 (1994), 71–88. Retrieved from https://www.jstor.org/stable/20689383
- [9]John F. Walvoord. 1966. The Future Work of Christ Part III: Christ’s Coming to Reign. Bibliotheca Sacra 123, 491 (1966), 195–203. Retrieved from https://www.galaxie.com/article/bsac123-491-01
- [10]William C. Watson. 2015. Dispensationalism Before Darby: Seventeenth Century and Eighteenth Century English Apocalypticism. Lampion Press, Silverton, OR.
- [11]Timothy A. Williams. 2010. The True Seed of Abraham: An Historic Premillennialist’s Examination of Dispensationalism’s Radical Distinction Between Israel and the Church. Heritage Publications.
- [12]Kenneth Wilson. 2019. The Foundation of Augustinian-Calvinism. Regula Fidei Press.
- [13]Andrew M. Woods. 2018. Ever Reforming: Dispensational Theology and the Completion of the Protestant Reformation. Dispensational Publishing House, Taos, NM.