Nelle discussioni sulla salvezza, la teologia si ingarbuglia spesso in interpretazioni complesse, soprattutto riguardo ai termini elezione e predestinazione. Questi termini, spesso considerati intercambiabili e legati alla salvezza, sono spesso fraintesi. Questo articolo si propone di fornire un chiarimento introduttivo su ciò che la Scrittura insegna realmente su questi concetti, confrontandoli con le comuni prospettive calviniste e arminiane.
La cronologia semplificata della redenzione
Per fondare la discussione, immaginate un semplice grafico che inizia con la Creazione e attraversa l’Antico Testamento, per poi arrivare alla venuta di Cristo, alla sua morte e resurrezione, seguita dalla Pentecoste, quando lo Spirito Santo fu donato in Atti 2. Da qualche parte dopo, un individuo riceve Cristo, il momento della salvezza personale come inteso nella maggior parte dei contesti evangelici.
L’elezione secondo il calvinismo e l’arminianesimo
Nel sistema di Giovanni Calvino, l’elezione è incondizionata. Dio sceglie gli individui per la salvezza senza che la persona soddisfi alcuna condizione. Questo concetto antepone l’elezione alla creazione e la rende un decreto immutabile, indipendente dalla fede o dalla reazione umana. Una conseguenza di ciò – sgradevole per molti calvinisti – è che, operando tale scelta, Dio decide sia chi è salvato che chi è dannato.
Anche Arminio, cresciuto nel Calvinismo, concepisce l’elezione come qualcosa che avviene prima del tempo, ma introduce la prescienza come condizione. Basandosi su 1 Pietro 1:2, gli arminiani sostengono che Dio sceglie in base alla conoscenza anticipata di chi crederà. Il problema evidente che l’Arminianesimo cerca di risolvere è quello della fede essenzialmente ridondante nel sistema calvinista, che mal si concilia con la verità biblica.
Tuttavia, ciò mantiene la stessa struttura di base del Calvinismo: l’elezione è ancora vista come la selezione da parte di Dio di individui per la salvezza prima ancora che esistano, con la prescienza come unico elemento aggiunto.
Il significato biblico dell’elezione
La parola greca spesso tradotta con “scelto” è ἐκλέγομαι (eklegomai), come in Efesini 1:4: “scelti in lui prima della fondazione del mondo”. La frase chiave qui è “in Lui”. I calvinisti spesso trascurano questo aspetto. È importante sottolineare che la parola eklegomai non si riferisce mai alla salvezza nel Nuovo Testamento.
Questa non è solo un’opinione teologica; è un fatto linguistico. Non una sola occorrenza di eklegomai nel Nuovo Testamento descrive qualcuno che viene scelto per la salvezza. Persino 2 Tessalonicesi 2:13, che a volte viene citato in questo contesto, usa un termine greco diverso, e il versetto stesso descrive una salvezza che avviene attraverso qualcosa: la fede nella verità e la santificazione mediante lo Spirito. Inoltre, questa salvezza è chiaramente orientata al futuro: si riferisce alla glorificazione finale, non al momento iniziale della fede.
Infatti, la salvezza nella Bibbia è presentata in tre tempi verbali:
- Passato: il momento in cui si crede in Cristo.
- Presente: il processo continuo di conformarsi a Cristo.
- Futuro: glorificazione finale in cielo.
2 Tessalonicesi 2:13 e 1 Pietro 1:4–9 si riferiscono a questa salvezza futura .
Predestinazione ed elezione non sono la stessa cosa
Uno dei principali errori, sia nel campo calvinista che in quello arminiano, è usare elezione e predestinazione come se significassero la stessa cosa. In realtà, non sono sinonimi:
- L’elezione riguarda sempre l’essere scelti per il servizio, non per la salvezza.
- La predestinazione si riferisce specificamente alla futura glorificazione di coloro che sono già salvati.
Ad esempio, in Romani 11:28, Paolo si riferisce ad alcuni ebrei come parte degli “eletti”, sebbene siano nemici del Vangelo . Questo dimostra che l’elezione non significa necessariamente essere salvati. In questo caso (come in molti altri) si riferisce agli ebrei in quanto rimangono il popolo eletto (scelto) di Dio.
Nell’era attuale, la sovrapposizione tra essere salvati ed essere scelti per il servizio è elevata, ma non sono la stessa cosa, poiché gli ebrei non credenti sono comunque eletti (popolo scelto).
La predestinazione, intesa biblicamente, non avviene prima della creazione. In un certo senso, per un cristiano inizia dopo che una persona ha creduto in Cristo. In parole povere, i credenti sono predestinati a essere glorificati, conformati all’immagine di Cristo e a ricevere l’adozione, che è la redenzione del corpo.
Riepilogo
Concetto | Calvinismo e arminianesimo | Insegnamento biblico (Paolino) |
---|---|---|
Elezione | Scelti per la salvezza prima della creazione | Scelti per il servizio , non per la salvezza |
Predestinazione | Destino alla salvezza prima dell’esistenza | Destino alla glorificazione dopo la salvezza |
Comprendere la differenza è fondamentale per suddividere correttamente la Parola di verità. Gran parte della confusione deriva dalla confusione di queste idee distinte e dalla loro applicazione fuori dal contesto.