Il racconto del ladrone sulla croce in Luca 23 è una finestra straordinaria sulla natura della fede e della salvezza. Quest’uomo senza nome, crocifisso accanto a Gesù, esprime una fede semplice ma profonda. Senza alcun precedente discepolato o formazione dottrinale, chiede a Gesù di “ricordarsi di lui quando verrà nel suo regno”. La risposta di Gesù – “Oggi sarai con me in paradiso” – conferma che la fede del ladrone è sufficiente per la salvezza.

Questo passo sfida alcune interpretazioni sul tipo di fede necessaria per accedere alla vita eterna, che a volte sembra richiedere delle condizioni aggiuntive o una comprensione avanzata di dottrine e altri concetti. Tuttavia, uno sguardo più attento al testo suggerisce che al ladro bastava credere che Gesù fosse “il Cristo” – il Re – per ricevere la promessa del Paradiso.

La semplicità della fede del ladro

La richiesta del ladro è semplice: “Signore, ricordati di me quando verrai nel tuo regno”. In questa sola affermazione, il ladro esprime:

1. Riconoscimento di Gesù come re: il suo riferimento al “regno” di Gesù dimostra la fede che Gesù è il re davidico promesso, il Messia o Cristo. Nella tradizione ebraica, il titolo di “Cristo” (o “Messia”) è intrinsecamente legato alla regalità e alla liberazione, e il riconoscimento del ladro suggerisce che egli riconosce il ruolo proprio di Gesù nel piano redentivo di Dio.

2. Aspettativa del ritorno di Gesù: Anche magari non comprendendo i meccanismi della risurrezione, il ladro crede che Gesù stabilirà in qualche modo il suo regno dopo la sua morte. Questo dimostra che ha fede nel fatto che la morte di Gesù non è la fine della sua storia e che Gesù svolgerà il suo ruolo di re nell’era a venire.

È interessante notare che queste convinzioni soddisfano quello che Giovanni 20:31 dichiara essere lo scopo del Vangelo: “… affinché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e affinché credendo abbiate vita nel suo nome”. Il testo di Giovanni non richiede di per sé la fede nella vita eterna, ma piuttosto la fede in Gesù come Cristo, che garantisce la vita grazie all’associazione con Lui.

Ciò che il ladro credeva e ciò che non credeva

La comprensione del ladro era tutt’altro che completa. Non c’è alcuna indicazione che credesse che Gesù sarebbe risorto dai morti in tre giorni o che avesse compreso dottrine come la sicurezza eterna o le ricompense future. Eppure Gesù gli garantì un posto in Paradiso. Così facendo, Gesù ha risposto alla fede del ladrone nella sua identità e regalità senza richiedere una comprensione o una confessione dottrinale esaustiva.

C’è anche la questione dell’altro ladrone che, al contrario, si è preso gioco di Gesù, sfidandolo a salvarsi se era davvero il Cristo. Questo scambio implica che l’identità di Gesù come Cristo era centrale nella scena. La fede del ladrone penitente contrasta con l’incredulità del ladrone beffardo, suggerendo che ciò che separa i due è il riconoscimento di Gesù come il Cristo, non necessariamente la comprensione di tutto ciò che Egli era venuto a compiere. Infatti, il ladro penitente esprime fede in Gesù nonostante la concezione comune del Messia in quel tempo fosse la stessa che aveva portato l’altro ladro a finire nella derisione, cioè che il Messia che si aspettavano dovesse essere una figura imbattibile.

Interpretazioni forzate e il messaggio centrale del testo

Alcuni hanno dedotto dalla richiesta del ladro che egli doveva già credere nella sicurezza eterna, nella ricompensa o nella garanzia della vita eterna. Sebbene queste dottrine siano vere nei loro rispettivi contesti, insistere sul fatto che siano necessarie per la salvezza in questo testo significherebbe leggere oltre ciò che il brano effettivamente trasmette.

Il Vangelo di Luca presenta la richiesta del ladro come una prova di fede semplice come quella di un bambino. Egli confidava che l’identità di Gesù come Cristo fosse sufficiente per la sua speranza futura. La risposta di Gesù conferma che questo riconoscimento di chi Egli fosse, unito a un’umile richiesta, era sufficiente. Ciò dimostra che la fede del ladrone non era nei suoi meriti, ma nel ruolo regale e redentivo di Gesù come Cristo.

Ciò va a sfidare anche altri punti di vista che tendono ad “aggiungere” alla semplice fede in Gesù come Cristo, come ad esempio l’affermazione che uno deve anche (per avere la salvezza)

… dare la propria vita a Cristo

… avere una relazione con Gesù

… pentirsi (e allontanarsi) dal proprio peccato

(prendere la propria croce e) seguire Gesù

… dedicare la propria vita a Gesù

… fare una scelta per Gesù

… diventare discepoli di Gesù

… accettare Gesù

… ricevere Gesù nel proprio cuore

… essere investiti di potenza dallo Spirito Santo e parlare in lingue (di solito chiamato erroneamente “battesimo dello Spirito”).


Perché riconoscere Gesù come il Cristo è sufficiente

L’enfasi del Nuovo Testamento è coerente con quanto vediamo qui: la fede in Gesù come Cristo è il fondamento della salvezza. In tutti i Vangeli, Gesù invita le persone a credere in lui e a riconoscere il suo ruolo di Cristo, piuttosto che a comprendere intricate dottrine o posizioni teologiche.

In Giovanni 11:27, ad esempio, Marta confessa la sua fede dicendo: “Sì, Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che viene nel mondo”. Non c’è alcun accenno alla sicurezza eterna o a una vasta conoscenza dottrinale. La sua confessione di Gesù come Cristo è presentata come la fede che porta alla vita.

Allo stesso modo la confessione di Pietro in Matteo 16:16. Quando Pietro dichiara: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”, Gesù risponde con una benedizione, affermando che questo riconoscimento dell’identità divina di Gesù è avvenuto per rivelazione del Padre. L’approvazione da parte di Gesù della dichiarazione di Pietro, senza alcun requisito aggiuntivo, sottolinea che la conoscenza di Gesù come il Cristo è fondamentale. Questa confessione di identità diventa la “roccia” su cui Gesù costruisce la sua Chiesa, a significare che la relazione con Dio si costruisce sulla fede nel ruolo di Gesù come Cristo.

La garanzia di vita nel nome di Gesù

La storia del ladro rafforza il fatto che la salvezza si basa sulla fede nell’identità di Gesù come Cristo. Questo non minimizza il valore della comprensione teologica; piuttosto, centra l’essenza della fede sull’identità di Gesù. Riconoscere Gesù come il Cristo è fondamentale e apre la porta alla comprensione di tutto ciò che segue, ma non richiede la conoscenza preliminare di ogni punto dottrinale.

In conclusione, la fede del ladrone nella regalità di Gesù, espressa nella sua richiesta di essere ricordato, esemplifica la fede semplice che salva. Questa fede si basa sul riconoscimento di Gesù come il Cristo, il Re unto da Dio, che detiene il potere della vita. Le parole di Gesù al ladro – “Oggi sarai con me in paradiso” – convalidano la sufficienza di questa fede.