Mio fratello e io non amiamo andare in tour organizzati; ci piace affittare un auto e vedere ciò che riusciamo. Durante la mia prima volta in Israele volevo vedere l’intero paese, perché pensavo che non ci sarei più tornato. E quindi partimmo, facendo oltre 2400 chilometri in macchina! Andammo a Eliat, la parte più a sud di Israele, viaggiando lungo la costa occidentale all’andata e attraverso la Valle del Giordano al ritorno, fino ad arrivare alle due punte settentrionali: Rosh Hanikra e Metula. Mentre eravamo a Metula, ci incamminammo in un meleto e arrivammo a un cancello lungo il confine col Libano meridionale, usato dall’esercito israeliano per andare e tornare: all’epoca Israele aveva ancora controllo di quella parte del territorio libanese.
Tre anni dopo tornammo a Israele e andammo nella stessa zona, semplicemente per rivederla. Questa volta ricevemmo un’accoglienza decisamente diversa: dopo due anni, Israele aveva lasciato il Libano del tutto. Mentre guidavamo attraverso una breccia in una transenna, finimmo sulla strada al confine tra il meleto e il recinto di sicurezza. Stavolta non fummo noi a fermarci ma fu una pattuglia militare israeliana a farlo, per chiederci cosa mai facessimo al confine! Raccontammo la nostra storia, di come volevamo tornare a visitare il posto che avevamo visto anni prima, e di come ci arrivammo all’epoca; ma non ci credettero, perché dicevano che la strada era sbarrata. Quando cercammo di spiegare che tre anni prima non lo era, ci detennero; la pattuglia scoprì poi che ciò che avevamo detto era vero e ci lasciò andare.
Tuttavia, mentre eravamo “detenuti”, facemmo una gran bella conversazione coi soldati, che in realtà credo volessero semplicemente far pratica con la lingua inglese. Quando uno di loro scoprì che ero un pastore e un credente in Yeshua (Gesù, ndr), mi chiese «Perché il mondo ci odia così tanto?». Gli risposi: «Vuoi veramente saperlo? Cioè, visto che non abbiamo nulla da fare se non aspettare che i tuoi superiori verifichino la nostra storia, sarei lieto di dirtelo. Ma…sei sicuro di volerlo realmente sapere?». Rispose di sì, e così glielo dissi.
La mia risposta lo sorprese e lo fece riflettere allo stesso tempo, poiché non era la tipica risposta geo-politica. Difatti, non aveva nulla a che fare con giustizia o ingiustizia; a esser franchi, non aveva nemmeno a che fare direttamente con Israele. Io sono un biblicista, il che significa che cerco di vivere la mia vita interamente secondo una visione del mondo biblica. Ho scoperto che questa non solo è l’unica capace di spiegare la realtà, ma si è anche dimostrata efficace nel cambiare la mia vita. La Bibbia contiene l’unica promessa di vera libertà (vedi Giovanni 8).
Pertanto, la mia risposta a questo soldato si basò (e si basa) sulla mia comprensione delle Scritture, che mi dicono il come, il cosa, il quando e il perché su Israele. Ciò che leggerete a seguire è semplicemente la versione estesa di ciò che dissi a quel soldato, quel giorno a Metula.
Restate sintonizzati.