In quest’ultima parte useremo la dichiarazione finale del fratello come spunto per un’analisi del vangelo.
Dichiarazione
La base comune come “la sola grazia mediante la fede”, “la trinità” e “l’assoluta autorità delle Scritture” fa entrare il dispensazionalismo nella chiesa di Cristo, [e sono quindi] miei fratelli.
Problemi
Uno: ciò che fa entrare qualcuno nella Chiesa di Cristo è un vangelo corretto e biblico. Il resto delle dottrine va messo da parte, anzi sottomesso al Vangelo. Gli errori dottrinali possono essere corretti, mentre un vangelo scorretto produce un falso convertito il quale non trarrà alcun beneficio dalle restanti dottrine.
Due: almeno sulla carta, il vangelo nella soteriologia riformata è, nel migliore dei casi, problematico. Innanzitutto, l’ordo salutis riformato è invertito rispetto a quello biblico. E poi c’è il rapporto tra la fede e le opere che tecnicamente non è cambiato molto rispetto a quello della chiesa romana. È su questi due punti che ci concentreremo.
Ordo Salutis riformato
Ordo Salutis è una frase latina che significa “ordine della salvezza” ed è un termine usato in teologia per descrivere la sequenza di eventi che porta un credente a diventare tale.
Non è mia intenzione entrare nei dettagli, ma semplicemente evidenziare il problema principale dell’ordo salutis riformato: in questo sistema la fede non è il mezzo tramite il quale si accede alla grazia (es. Efesini 2:8-9), ma è il risultato della grazia.[1]
Questo paradigma è riassunto in uno slogan riformato, riportato nelle parole di Douglas Wilson nella seguente immagine.
Gli fanno eco altri riformati[1]
Un uomo non si salva perché crede in Cristo, ma crede in Cristo perché è salvo.
Lorainne Boettner
Un uomo non viene rigenerato perché ha prima creduto in Cristo, ma crede in Cristo perché è stato prima rigenerato
A. W. PINK
Noi non crediamo affinché nasciamo di nuovo; noi nasciamo di nuovo affinché possiamo credere.
R. C. SPROUL
La fede è prova della nuova nascita, non causa della stessa.
JOHN PIPER
In sostanza, la rigenerazione, la grazia, sono applicate unilateralmente da Dio a una persona (“eletta”, ma questa è un’altra discussione) e il risultato di questo processo è poi la fede.
La questione della “rigenerazione prima della fede” è collegata all’idea riformata che la fede salvifica stessa è un dono di Dio ed è anche connesso alla visione riformata del libero arbitrio e della depravazione totale, definita dai riformati come inabilità morale totale, persino di poter rispondere in fede al messaggio del Vangelo.
Tutti errori con radici antiche.[7] Determinismo, predestinazione unilaterale degli eletti, “grazia irresistibile”, rigenerazione prima della fede, dono della fede: sono concetti che troviamo nello Stoicismo, nel Neoplatonismo, nello Gnosticismo e nel Manicheismo. Sono tutti errori contro i quali tutti i padri pre-agostiniani della chiesa si opposero all’unanimità.* Sono poi entrati nella chiesa grazie ad Agostino, che per sua stessa ammissione aveva studiato sotto gli Stoici e non ripudiò lo Stoicismo neanche dopo la sua conversione al Cristianesimo, avvenuta per mediazione del Neoplatonismo. Inoltre, Agostino trascorse dieci anni come discepolo manicheista.[7]
Nonostante gli insegnamenti di Agostino riguardo quei principi fossero più o meno in linea con gli altri padri fino al 421 d.C., il vescovo di Ippona ritornò al suo gnosticismo per confutare Pelagio. E sono questi insegnamenti di Agostino che poi formarono Calvino, il quale scrisse[7]
Agostino è così interamente in me che potrei scrivere la mia teologia basandomi unicamente sui suoi scritti.
Le ovvie conseguenze di un ordo salutis invertito, con rigenerazione prima della fede e non come conseguenza della stessa (cfr. Gv 1:12-13) sono: il rendere inutile il Vangelo, rendere disonesta la predicazione (nel migliore dei casi) e la rimozione della responsabilità dei peccati dal singolo. Questi ed altri erano i motivi per cui i padri pre-agostiniani si opponevano allo Gnosticismo dell’epoca.[7]
Penitenza, ravvedimento, fede e opere
La visione riformata del ravvedimento è sostanzialmente una versione modificata del sacramento della penitenza della chiesa cattolica romana,[2] ed è per questo che vi faremo riferimento come pentimento. Ravvedimento e pentimento sono due traduzioni comuni, ma non equivalenti, della stessa parola greca. Diodati scelse giustamente di tradurre tale parola con ravvedimento; altre valide traduzioni della forma verbale sono convertirsi e ricredersi, fintantoché non se ne sovraccarichi il significato.
Ciò accade sia nel catechismo romano,[3] sia nelle parole di Calvino (Istituzioni 3.3.5), sia nella confessione di Westminster, dove il concetto include una componente emotiva di dispiacere, la mortificazione della carne e un impegno concreto nell’abbandono dei propri peccati particolari. Il riformato Packer ci spiega che tale pentimento è necessario in aggiunta alla fede, essendo visto come risultato garantito e automatico della fede salvifica.[5]
Tutto questo si riassume nelle parole di Calvino
Pertanto è la sola fede che giustifica, ma la fede che giustifica non è sola.
Questo è un errore che permane in gran parte della chiesa oggigiorno, dove si fondono in una sola cosa sia la giustificazione sia la santificazione, quest’ultima chiaramente non automatica e non garantita (1 Cor 3:1-3; Eb 5:12); e senza l’adeguata distinzione tra il dono gratuito e irrevocabile della vita eterna e le ricompense che attendono il Cristiano che ha lavorato bene (1 Cor 3:10-15),[6] il messaggio del vangelo ne esce fuori confuso.
Di solito viene invocato Giacomo in supporto alla causa, nonostante la sua epistola non discuta affatto di soteriologia, quanto di teologia pratica, votata a descrivere una fede utile, che opera, che mostra la propria giustizia visibilmente agli occhi degli altri.[4]
La fede senza le opere è morta.
Giacomo (2:26)
È interessante notare come abbia visto tirare in ballo questo verso sia in discussioni con Romani Cattolici sia nelle chiacchierate con Riformati;† e nello stesso contesto, ovvero in opposizione a una Sola Fide che sia veramente Sola.
Il cattolico lo usa per dire “guarda, la fede da sola non basta”. Il riformato per dire “le opere sono prova di una fede salvifica genuina”. In altre parole, per i cattolici le opere completano la salvezza, per il riformato le opere dimostrano la salvezza. La differenza? Nessuna. In ambo i sistemi, le opere sono necessarie nel contesto della salvezza, poiché se mancano il risultato è lo stesso: non si è salvi. E ciò lo si riscontra nelle parole di Calvinisti di spicco come John Piper, il cui messaggio sembra uscire dalla bocca di un cattolico.
Il risultato di questo errore è quello di spostare il focus da Cristo alla propria prestazione per giudicare se uno è salvo o meno, facendo venir meno ogni certezza di salvezza e riportando alla ribalta una salvezza per opere.[2]
Ma,
Chi è che vince il mondo, se non colui che crede che Gesù è il Figlio di Dio?
1 Giovanni 5:5
Conclusione
È chiaro che sulla carta il vangelo Riformato, nei suoi dettagli teologici, differisce dal vangelo biblico.
Ciononostante è chiaro che non ci mettiamo a puntare un dito d’accusa contro ogni singolo calvinista, implicando che perché la loro dottrina è errata, allora non sono salvi. È mia esperienza personale che spesso il calvinista di oggi è stato salvato ieri da una predicazione non calvinista o da una predicazione moderatamente calvinista, di solito totalmente inconsistente con l’insegnamento soteriologico riformato.
Allo stesso modo, ho visto personalmente predicatori calvinisti dire al proprio uditorio che se non erano eletti, non c’era nulla da fare; così come John Piper ha consigliato a una donna con dubbi e ostacoli di “smetterla di provare a credere” e di lasciare tutto all’arbitraria elezione di Dio.
Il Riformato non ha pertanto i numeri per agire come “fratello maggiore e maturo” che accetta il “piccolo dispensazionalista” nonostante tutto.
Dall’orgoglio non viene che contesa, ma la saggezza è con chi dà retta ai consigli.
Proverbi 13:10
- *Affermazione basata sugli 84 autori pre-agostiniani analizzati da Ken Wilson nel suo libro qui citato.
- †E sia nei miei dibattiti con i Testimoni di Geova, che sono sempre pronti a giustificare con tale verso la loro convinzione che la vita eterna si ottenga per fede più obbedienza.
Bibliografia
- [1]David L. Allen. 2014. Does Regeneration Precede Faith? Journal for Baptist Theology & Ministry 11, 2 (2014), 34–52. Retrieved from https://www.galaxie.com/article/jbtm11-2-04
- [2]Charles C. Bing, Jody Dillow, Jeremy Edmondson, and Roger Frankhauser. 2016. Free Grace Theology: 5 Ways It Magnifies the Gospel. Bold Grace, Allen, TX.
- [3]Paul Enns. 2014. The Moody Handbook of Theology. Moody Press, Chicago, IL.
- [4]Zane C. Hodges. 2015. The Epistle of James: Proven Character Through Testing. Grace Evangelical Society, Corinth, TX.
- [5]J. I. Packer. 2011. Concise Theology: A Guide To Historic Christian Beliefs. IVP, Westmont, IL.
- [6]Robert N. Wilkin. 1996. The Biblical Distinction Between Eternal Salvation And Eternal Rewards: A Key to Proper Exegesis. Journal of the Grace Evangelical Society 9, 1 (1996). Retrieved from https://www.galaxie.com/article/jotges09-1-02
- [7]Kenneth M. Wilson. 2018. Augustine’s Conversion from Traditional Free Choice to “non-Free Free Will”: A Comprehensive Methodology. Mohr Siebeck Verlag, Tübingen.