La Parola di Dio è come una porta. A colui il quale il Signore dà di aprirla e attraversarla, essa conduce ad una dimensione di conoscenza, istruzione e comprensione, di Dio e del mondo, del tutto nuova e veritiera. Quando un testo biblico viene compreso con lo Spirito esso è fonte di grande gioia e meraviglia, oltre che di grande utilità per la vita di ogni giorno. Io trovo in questo la mia gioia e forza, nella Parola di Dio.
L’altro giorno stavo leggendo Geremia, e questi versi mi hanno ispirato una riflessione, che ho compreso come nuova, e vorrei condividerli con voi.
Infatti così mi ha parlato il Signore, Dio d’Israele: «Prendi dalla mia mano questa coppa del vino della mia ira e danne da bere a tutte le nazioni a cui ti manderò. (Geremia 25:15)
Dopo aver dichiarato il giudizio (Geremia 1:16) il Signore invia, attraverso Geremia, la sentenza. Ed è una sentenza di condanna e punizione, per lo scempio di molteplici peccati, compiuti non solo da Israele e Giuda, ma anche da tutte le nazioni. Ma il Signore Iddio è grande in misericordia, Egli non invia mai al giudizio senza aver dato prima la possibilità ad ognuno di pentirsi e di cambiare strada (Geremia 4:14). Ecco quindi che Dio si serve di Geremia, come leggiamo nei primi capitoli del libro, per richiamare le genti al pentimento, all’umiliazione dinanzi a Dio (Geremia 4:1). Egli evidenzia attraverso il profeta quale è il loro peccato, intima le persone al ravvedimento (in questo libro specifico, sebbene vi siano riferimenti a tempi futuri, Egli parla soprattutto ad Israele come nazione) affinché la Sua rabbia si plachi, ed Egli ritiri la mano, che aveva steso per punire (Geremia 5:1-3). Quando leggevo della coppa che Dio porgeva a Geremia per farla bere a Gerusalemme e alle nazioni, mi sono venuti in mente questi altri versi che si trovano in Apocalisse 16:
Allora udii dal tempio una gran voce che diceva ai sette angeli: «Andate e versate sulla terra le sette coppe dell’ira di Dio».
Nei versi che seguono nel capitolo 16 di Apocalisse, una serie di orrende punizioni, sugli uomini ed anche sulla terra. Le coppe del vino della rabbia del Signore sono destinate ai nemici di Dio. A quelli che rigettano la Sua maestà (Salmo 14:1), a quelli che bestemmiano il Suo nome, a quelli che rifiutano la Sua grazia e disprezzano la Sua misericordia, a quelli che dicono «saremo noi stessi e non Lui a guidare i nostri passi» (Salmo 2:2-3). Sono per coloro che amano la menzogna e disprezzano i loro simili (Salmo 6:16-19), sono per gli idolatri, gli assassini, i ladri e gli ingannatori (1 Corinzi 6:9-10). Sono per coloro che hanno amato l’oscurità e rigettato la verità per servire il loro ventre (Giovanni 3:19), per fare le opere del loro padre, il diavolo (Giovanni 8:44). Sono per noi, insomma. Per noi tutti, nemici di Dio.
Ma il Signore ha voluto stroncarlo con i patimenti (Isaia 53:10)
Un giorno di circa 2000 anni fa, questa coppa, ripiena dell’ira di Dio fu offerta ad Uno che non aveva commesso peccato alcuno. All’Unico al quale questa coppa, per giustizia, non sarebbe dovuta andare. Perché perfetto nel Padre, il Suo figlio diletto (Matteo 3:17), l’Unico pieno di grazia e verità (Giovanni 1:14). Questa coppa fu offerta a Lui. E nonostante Egli abbia pregato fino alle lacrime di sangue: «Padre, se tu vuoi allontana da me questo calice. Ma non la mia, ma la tua volontà sia fatta» (Luca 22:42; Marco 14:36; Matteo 26:39), Egli prese dalle mani del Suo stesso Padre questa coppa, perfezionato nella Sua obbedienza, e dichiarò:
non berrò forse il calice che il Padre mi ha dato? (Giovanni 18:11)
Il significato del sacrificio di Cristo acquista così, una tensione ed una intensità nuova per me: tutta la rabbia di Dio, destinata ai nemici di Dio, versata sul Figlio Unigenito, sul Prediletto servo di Dio. Su Dio stesso. Fattosi carico dei nostri peccati, come dice la Scrittura, Egli accettò dalla mani del Suo stesso Padre, la coppa della Sua rabbia destinata a noi. Volontariamente.
Nessuno me la toglie [la Sua vita, ndr], ma io la depongo da me. Ho il potere di deporla e ho il potere di riprenderla. Quest’ordine ho ricevuto dal Padre mio» (Giovanni 10:10).
Di fronte ad un tale sacrificio, di fronte ad una così eccellente offerta data a beneficio dei propri nemici, anche il senso del seguente comandamento acquista una luce nuova:
amate i vostri nemici, benedite coloro che vi maledicono, fate del bene a quelli che vi odiano, e pregate per quelli [che vi maltrattano e] che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli (Matteo 5:44-45)
Poiché il tempo della grazia non è ancora terminato, e i nemici di Dio si moltiplicano su questa terra, lavoriamo per il bene del prossimo affinché, tutti coloro che ancora non lo sanno, che non l’ hanno ancora capito, possano ricevere da noi la testimonianza che Dio ha amato e punito il Figlio come sostituto di noi stessi, per i nostri peccati. Egli è stato poi risorto secondo giustizia e con gloria e tornerà per ricondurre a casa Sua coloro che hanno creduto. Ma terminerà nell’ira tutti coloro che invece l’hanno rigettato. C’é un giorno stabilito per questo, e questo giorno si avvicina sempre più, ma oggi ancora una volta vale questo:
Oggi, se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori, come nel giorno della ribellione» (Ebrei 3:1)
Confessate il Figlio (1 Giovanni 2:23), ed Egli vi riscatterà. Dio vi benedica.