La donna biblica (partendo dalla Genesi) che vorrei mia figlia diventasse
Che noi, figlie redente di Eva, possiamo sradicare ogni influenza ingannevole, sia interiore che esteriore, ponendo la nostra fiducia e obbedienza nella Parola perfetta di Dio e insegnando alle generazioni future a fare altrettanto.
Mia figlia è una bimba ai primi passi, vivace e farfugliante, ma non è troppo piccola perché le parli della sua bis bis bis…bisnonna Eva. Di sera si eccita tutta al pensiero di passare del tempo con la Bibbia, la mamma e il papà e guarda attentamente tutte le figure mentre le leggiamo le Scritture. Durante riflessioni brevi, tra un cambio di pannolino e la pulizia del seggiolone, io mi sento attanagliata dalla responsabilità di mostrarle cosa significa essere «una donna che teme il Signore» (Proverbi 31:30), cosa che lei di certo non imparerà dalla cultura che la circonda. Man mano che crescerà dovrò insegnarle ad affermare e discutere della Genesi, poiché in essa troviamo le fondamenta di ciò che vuol dire essere donna secondo la Bibbia.
Creazione: Eva fu creata con la stessa importanza, ma con un ruolo unico
Dio creò uomo e donna a Sua immagine (Genesi 1:27). Non discendiamo dai primati, ma siamo tutti discendenti di Eva, «la madre di tutti i viventi» (Genesi 3:20). Uomini e donne hanno la stessa importanza, entrambi creati a somiglianza di Dio e con il compito di dominare sulla terra (Genesi 1:26-28). Commentando Genesi 2:23, il pastore John MacArthur scrisse di Eva che «era della stessa esatta essenza di Adamo. Il suo carattere non era affatto inferiore, ma lei era la sua controparte spirituale, il suo pari intellettuale, e in ogni senso la sua compagna perfetta». Sebbene Eva avesse la stessa importanza e lo stesso valore di Adamo, Dio la creò con un ruolo unico. Non era bene per l’uomo d’esser solo, così Dio creò Eva dal fianco di Adamo perché fosse per lui un aiuto idoneo (Genesi 2:18,21-24) e stabilì il matrimonio come l’unione in una sola carne tra un uomo e una donna, per la vita (Matteo 19:3-6). Il Matrimonio è figura dell’unione tra Cristo e la Chiesa (Efesini 5:22-33) e così come quest’ultima è soggetta a Cristo, così la moglie è chiamata a mettersi volontariamente sotto la guida di suo marito. Allo stesso modo, così come Cristo ha amato la Chiesa e si è sacrificato per lei, così il marito è chiamato a render felice e prendersi cura di sua moglie.
Con la grazia del Signore, che io possa essere modello per mia figlia di come Dio ha concepito una moglie debba essere, attraverso il modo in cui amo, stimo, aiuto e mi sottometto a mio marito (Efesini 5:33, Colossesi 3:18; Tito 2:4). Voglio insegnarle che la «purezza incorruttibile» definita dalla Bibbia e «che agli occhi di Dio è di gran valore» consiste nell’avere «uno spirito dolce e pacifico» come lo ebbero alcune donne nella Bibbia, donne che «speravano in Dio» e che furono modello di sottomissione (1 Pietro 3:1-6). Certo, come scrive John MacArthur, questa sottomissione «preclude ogni imposizione a peccare, ogni disobbedienza alla Parola di Dio, ogni forzatura o abuso fisico».
Uno dei mandati originali di Dio è la fecondità, poiché Egli benedice con i bambini (Genesi 1:28; Salmo 127:3-5; 1 Timoteo 5:14); possa Iddio benedire anche con figli spirituali quando ci impegniamo a fare discepoli (1 Timoteo 1:2). Solo le donne possono dare alla luce figli, e le madri, poiché hanno un ruolo distinto nella famiglia, hanno pertanto uno speciale attaccamento ai bambini. Qualora il padre fosse indifferente, assente o un non credente, una madre devota a Dio, può comunque avere un enorme impatto sulla vita dei suoi piccoli attraverso le Scritture di Cristo. Per esempio, nonostante il padre di Timoteo fosse un non credente (Atti 16:1-3) Paolo ha evidenziato come la fede di Timoteo per primo dimorasse in sua madre e in sua nonna (2 Timoteo 1:5). Paolo ricordò a Timoteo «che fin da bambino hai avuto conoscenza delle sacre Scritture, le quali possono darti la sapienza che conduce alla salvezza mediante la fede in Cristo Gesù» (2 Timoteo 3:15). Certo, solo lo Spirito Santo può cambiare un cuore, convertire un peccatore, ma quanto è speciale per una madre essere usata per condividere il Vangelo con i propri figli! Questo fu il caso di C. H. Spurgeon, come scrisse nella sua autobiografia:
Ancora non riesco a dire quanto sono debitore alle parole solenni della mia buona madre. Era sua abitudine, ogni domenica sera, mentre ancora eravamo piccoli, di rimanere a casa con noi, e mentre sedevamo attorno ad un tavolo rotondo e leggevamo verso dopo verso, lei ci spiegava le Scritture. E quando terminavamo, allora arrivava il turno delle suppliche; leggevamo un piccolo passaggio del Alarm di Alleine o il Call to the Unconverted di Baxter, e questi venivano letti e indirizzati a ognuno di noi, mentre eravamo lì seduti. Ci veniva poi chiesto quanto tempo ancora pensavamo di far passare prima che considerassimo seriamente il nostro stato, quanto tempo ancora prima che cercassimo seriamente il Signore. E infine arrivava la preghiera di una madre, e non avremmo mai dimenticato alcune di quelle parole, persino ora che i nostri capelli sono grigi. La ricordo una volta che pregava così: «Ora Signore, se i miei bambini continuano nei loro peccati, non sarà per ignoranza che moriranno, e la mia anima porterà una ferma testimonianza contro di loro nel giorno del giudizio, se loro non si abbracciano a Cristo». Quel pensiero, di mia madre che porta testimonianza contro di me, mi ha perforato la coscienza, e smosso il cuore…Come dimenticare quegli occhi pieni di lacrime mentre mi pregava di sfuggire all’ira che sta per venire? Ho ripensato alle sue labbra eloquenti; altri potrebbero pensare che non lo fossero, ma di certo lo erano per me. Come posso dimenticare quanto si piegava in ginocchio e con le sue braccia intorno al mio collo, pregava «O, che mio figlio possa vivere dinanzi a Te!». Neppure le sue espressioni accigliate posso cancellare dalla memoria: quel solenne, amorevole sguardo accigliato, mentre mi sgridava per i mie peccati; e il suo sorriso non è mai sparito dalla mia mente, il suo viso raggiante mentre gioiva nel vedermi compiere buone cose dinanzi al Signore Dio d’Israele.
Sarò io in grado di mostrare a mia figlia che meraviglioso privilegio è la maternità, solo col mostrarle quanto l’amo e accolgo con serietà la responsabilità di insegnarle le vie del Signore (Tito 2:4; Deuteronomio 6:4-7; Efesini 6:4)? Sarò capace di incoraggiare mia figlia all’allevare, persino quando gioca con le bambole? Saprò aiutarla a coltivare le sue abilità casalinghe permettendole di aiutarmi con la cena o il bucato (Tito 2:5)?
Inganno: Eva fu ingannata e cadde in trasgressione
Originariamente tutte le relazioni esistevano in armonia con l’ordine creato da Dio. Dio diede ad Adamo ed Eva solo una proibizione: non mangiare dall’albero della conoscenza del bene e del male. Dan Phillips ha così scritto nel suo libro The World Tilting Gospel: «quest’albero prometteva una conoscenza basata sul rigetto della sovranità di Dio, e in particolare, basata sul rigetto della Sua Parola». Sebbene l’albero non avesse alcun potere mistico, il serpente lo usò come parte del suo inganno. Così, ingannata dal serpente, Eva violò la Parola di Dio (1 Timoteo 2:14), e Adamo mangiò di sua volontà. Secondo Dan Phillips, «La mente brillante concepita per pensare i pensieri di Dio divenne un laboratorio infinito d’inganno».
Quando ero una ragazzina, ero delusa dalla vulnerabilità di Eva e dai suoi disastrosi effetti su di me. (Certo, è da notare che le Scritture identificano Adamo, non Eva, come colui responsabile dell’entrata del peccato e della morte nel mondo, secondo Romani 5:12-21 e 1 Corinzi 15:21). Se fossi stata Eva, pensavo, di sicuro avrei dato ascolto al semplice comandamento di Dio, «non ne mangiare» (Genesi 2:17) e avrei salvato la razza umana. Staremo ancora vivendo in paradiso, vero? Certo, l’idea è del tutto ipotetica, e io non so cosa avrei realmente fatto, dato che non so com’è vivere senza natura peccatrice. Ma cosa mi faceva pensare che avrei fatto meglio di Eva? Mentre mi prendevo gioco di Eva, avevo volutamente mancato di riconoscere il mio cuore ingannatore (Geremia 17:9). Non solo ero corrotta per natura, in quanto discendente di Adamo, ma in pratica avrei spesso dubitato e disobbedito alla Parola di Dio (Romani 5:12-21). Quando racconterò del tragico morso di Eva, vorrei dire a mia figlia: «E tu? Sei anche tu come Eva?» Potrei chiederle «hai mai dubitato o disobbedito Dio?». Rompere anche solo un comandamento di Dio, come mentire o disobbedire ai genitori, ci condanna, proprio come successe ad Adamo ed Eva (Giacomo 2:10; Romani 6:23). Prego affinché mia figlia possa rendersi conto di quanto sia futile provare a raggiungere il paradiso col cercare d’essere “buona” e andare in chiesa o fare la cosa giusta. In realtà, noi siamo così incapaci di salvare noi stessi che, prima della nostra salvezza, la Bibbia ci descrive come malati (Marco 2:17), ciechi (Giovanni 9:39) e morti (Efesini 2:1-3).
Redenzione: Eva riceve speranza di Salvezza
Persino quando Adamo ed Eva furono maledetti, ricevettero un raggio di speranza, spesso chiamato protoevangelo o “prima buona novella”:
E io porrò inimicizia fra te e la donna e fra il tuo seme e il seme di lei; esso ti schiaccerà il capo, e tu ferirai il suo calcagno». (Genesi 3:15)
Che promessa! Secondo Dan Phillips, «La donna, che fu ingannata e di conseguenza trasgredì il comandamento di Dio, è, con grande misericordia, resa veicolo per la salvezza della sua razza. Il seme della donna (una frase che suggerisce la nascita verginale) è Gesù Cristo, che venne per vincere sul serpente nel tempo prestabilito da Dio:
“Ma, quando è venuto il compimento del tempo, Dio ha mandato suo Figlio, nato da donna, sottoposto alla legge, perché riscattasse quelli che erano sotto la legge, affinché noi ricevessimo l’adozione.” (Galati 4:4-5).
Cristo ha adempiuto a tutte le promesse che riguardavano la sua prima venuta. Morì come perfetto sacrificio per i peccatori, ed risorse in vittoria sul peccato e sulla morte. Sì, mia figlia è una figlia di Eva. Ma per grazia di Dio, attraverso pentimento e fede in Cristo, lei può ricevere l’adozione nella famiglia di Dio (Giovanni 1:12). E come figlia di Dio, mia figlia desidererà ardentemente di essere una donna biblica, poiché la buona novella produce buoni frutti. E persino come donna devota a Dio, lei affronterà il pericolo di essere ingannata, proprio come la sua bisnonna Eva:
“Ma io temo che, come il serpente sedusse Eva con la sua astuzia, così talora le vostre menti non siano corrotte e sviate dalla semplicità che si deve avere riguardo a Cristo. (2 Corinzi 11:3)
Che noi, figlie redente di Eva, possiamo sradicare continuamente le influenze ingannatrici, di dentro e di fuori, ponendo la nostra fiducia e obbedienza nella Parola perfetta di Dio, ed insegnando alle generazioni future a fare altrettanto.
[alert type=””]Liberalmente tradotto e adattato da Daughters of Eve: What I Want to Teach My Daughter About Biblical Womanhood from Genesis.[/alert]