Storia e archeologia sono tra i campi più affascinanti quando si parla di comprovare il testo biblico. In attesa di articoli più dettagliati e, soprattutto, mentre prepariamo la nostra prima serie di video incentrati sulla ricerca di Brian Edwards, vi proponiamo questo breve articolo che Chad Gross ha scritto per la Apologetics Study Bible for Students, una bibbia per studio incentrata sull’apologetica.

L’Antico Testamento fu originariamente scritto in ebraico (con alcuni capitoli scritti in aramaico). Contiene trentanove libri scritti tra circa il 1400 a.C. e il 400 a.C. Gli scribi che hanno copiato e conservato il testo sono stati attenti ed estremamente minuziosi, implementando meccanismi efficaci nell’ambito di un processo atto a garantire la trasmissione accurata del testo. Svilupparono, infatti, sistemi numerici per assicurare una copia accurata: contando il numero di righe, lettere e parole per pagina della nuova copia e poi confrontandolo con l’originale. Se v’erano delle differenze la copia veniva distrutta e si ricominciava daccapo.

Una rinnovata e rinvigorita riprova dell’affidabilità del testo del Vecchio Testamento è sopraggiunta con la scoperta dei Rotoli del Mar Morto nel 1947 a Qumran. Fino a quel momento, gli scettici si erano aggrappati alla speranza di trovare un testo più vecchio che dimostrasse come il vecchio testamento fosse stato alterato e corrotto in modo significativo. Invece è accaduto il contrario; ad esempio, è stato trovato un intero manoscritto del libro di Isaia, risalente al 75 a.C. Quando gli studiosi del Vecchio Testamento lo confrontarono con la più vecchia copia esistente di Isaia a quel tempo (risalente al 1008-09 d.C.), i risultati furono sconcertanti. Conclusero che il novantacinque per cento del testo era stato copiato e trasmesso accuratamente per un periodo di quasi 1.100 anni! Il restante cinque per cento — composto da semplici sbavature di penna — comprendeva solo parole scritte scorrettamente e lettere assenti. Banali spelling mistakes come si dice in inglese.

E mentre molti scettici hanno rigettato la storicità di varie figure, luoghi ed eventi del Vecchio Testamento, le scoperte archeologiche continuano a dimostrare l’affidabilità del testo biblico e a zittire la critica. Alcune delle principali figure bibliche attestate dalle scoperte archeologiche includono il re Davide, i patriarchi Abraamo, Isacco, Giacobbe, il re Salomone e il re Nabucodonosor II. I luoghi chiave accreditati comprendono le città di Sodoma, Gomorra, Adma, Soar e Seboim menzionate in Genesi 14. È stato scoperto anche l’intero regno degli Ittiti, una volta considerato mitologico, e il luogo del tempio di Salomone. Inoltre, antichi reperti hanno autenticato diversi eventi riportati nell’Antico Testamento. Un esempio riguarda le pareti scoperte nel sito di Gerico: uno spesso strato di fuliggine indica che la città fu distrutta dal fuoco, così come descritto in Giosuè 6:24. Ulteriori scoperte hanno dimostrato che queste pareti sono cadute verso l’esterno, cosa degna di nota quando si considera che le mura di una città sotto attacco sono solite crollare nella direzione opposta (per ovvi motivi). Questa anomalia avrebbe fornito agli invasori una rampa per entrare facilmente nella città, proprio ciò che dice Giosuè 6:20.

Infine, e forse cosa più importante, Gesù credeva chiaramente che l’Antico Testamento fosse storicamente affidabile. Forse proprio in vista del futuro scetticismo, Gesù ha affermato come veri molti passaggi che i moderni scettici oggi negano: la storicità di Adamo e di Eva (Mt 19:4), il diluvio universale (Mt 12: 39) e la storia di Giona inghiottito da un grande pesce (Mt 12:40).

Poiché il testo dell’Antico Testamento è stato accuratamente conservato; poiché le scoperte in archeologia hanno confermato molte persone, luoghi ed eventi riportati nelle sue pagine; e poiché Gesù stesso insegnò l’Antico Testamento come vera storia, il cristiano può essere sicuro che l’Antico Testamento è affidabile.