Giuda prese per Er, suo primogenito, una moglie che si chiamava Tamar. Ma Er, primogenito di Giuda, era perverso agli occhi del Signore; e il Signore lo fece morire. Allora Giuda disse a Onan: «Va’ dalla moglie di tuo fratello, prenditela in moglie come cognato e suscita una discendenza a tuo fratello». Onan, sapendo che quei discendenti non sarebbero stati suoi, quando si accostava alla moglie di suo fratello, faceva in modo d’impedire il concepimento, per non dare discendenti al fratello. Ciò che egli faceva dispiacque al Signore, il quale fece morire anche lui. (Genesi 38:6-10)

Il presunto peccato

Soprattutto in ambito cattolico romano, il peccato di Onan è stato frainteso e strumentalizzato a tal punto che nella lingua italiana, come in molte altre lingue, abbiamo un termine che è derivato direttamente dal nome del figlio di Giuda: onanismo. Ultimamente mi è capitato di nuovo di leggere la stessa interpretazione, ma da parte di un ministero evangelico. Chi supporta questa interpretazione si concentra sul fatto che il passaggio dice che Onan «faceva in modo d’impedire il concepimento» e quindi ne deducono una condanna esplicita di ogni forma anticoncezionale.

Il vero peccato

Tuttavia, focalizzarsi su quel particolare escludendo il contesto porta, come ci si aspetterebbe, a un’interpretazione errata di ciò che Onan realmente fece per dispiacere al Signore. Il passaggio dice chiaramente che Onan impediva il concepimento non semplicemente perché non voleva figli, ma perché sapeva che «quei discendenti non sarebbero stati suoi» e quindi lo faceva «per non dare discendenti al fratello». Questo è ciò che Onan fece per dispiacere al Signore, disubbidendo in maniera diretta e aperta il comandamento ricevuto attraverso Giuda: «Va’ dalla moglie di tuo fratello, prenditela in moglie come cognato e suscita una discendenza a tuo fratello». Questo non era un capriccio di Giuda, ma una legge che il Signore aveva già in serbo per la nazione Israelita, più tardi formalizzata come segue

«Se dei fratelli staranno insieme e uno di loro morirà senza lasciare figli, la moglie del defunto non si sposerà fuori, con uno straniero; suo cognato verrà da lei e se la prenderà per moglie, compiendo così verso di lei il suo dovere di cognato; e il primogenito che lei partorirà porterà il nome del fratello defunto, affinché questo nome non sia estinto in Israele. (Deuteronomio 25:5-6)

Conclusione

La conclusione è, a nostro avviso, che la Bibbia non abbia alcun comandamento esplicito contro la contraccezione.1 È altrettanto nostra convinzione che il Cristiano è stato benedetto con un alto grado di libertà (1 Corinzi 8; Galati 5:13), ma è vero che tale libertà va gestita saggiamente. La Bibbia è chiara nell’affermare che i figli sono delle benedizioni (Salmi 127:3), che beati sono quelli che abbondano di «figli della giovinezza» (Salmi 127:4-5), che il Signore, Dio della Vita, predilige la moltiplicazione (Genesi 1:26; 9:27) e che promette di provvedere per i propri figli (Matteo 6:33). Impedire nascite per scopi egoistici o credere a presunte parole di conoscenza che vi dicono di smettere di fare figli quando in realtà siete fertili e sani per farne altri (e magari ne desiderate anche degli altri!), sono solo due tra gli esempi di abuso della suddetta libertà e di scarso discernimento spirituale. E ancora più in generale, bisogna tenere a mente che prevenendo nascite si sta a tutti gli effetti impedendo che Dio ci benedica. Come ho detto, a noi Cristiani ci è stata data persino questa libertà. Ma riflettiamo bene sul perché mai vorremmo rifiutare le benedizioni del nostro Padre celeste.


  1. Sia chiaro che parliamo di metodi contraccettivi non abortivi, ovvero che prevengono effettivamente la fecondazione e quindi la nascita di una nuova vita. Metodi considerati “contraccettivi” dal mondo, come la pillola del giorno dopo o l’aborto sono chiaramente antiscritturali poiché è omidicio. E persino la classica pillola anticoncezionale è subdola, poiché molte di queste sono abortive: anche se dovrebbero prevenire la fecondazione, spesso la permettono, ma a causa dei cambiamenti che provocano nell’utero, il bambino fecondato non riesce ad attaccarvisi e così muore per poi essere espulso attraverso il ciclo della donna.