Entrate per la porta stretta, poiché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa. Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita! E pochi sono quelli che la trovano. (Matteo 7:13-14)

Ciò che voglio discutere in questo studio è qualcosa di cruciale ai nostri giorni: la vitale differenza tra fede biblica e mero credo nell’esistenza di Dio.

Perché fin troppo spesso è trapelato che ciò che il mio interlocutore intende per fede in Dio è un mero credere che Dio esiste. Mentre nel Cristianesimo, la fede non è questo. Ma è indissolubilmente legata al perdono dei peccati tramite la nuova nascita.

Questa cruciale differenza rivela anche perché la Cristianità biblica non accetta dottrine come l’universalismo, ma sostiene con audacia che Gesù è l’unica via al Padre (Giovanni 14:6) e qualsiasi altro sistema religioso (così come la mancanza di credo) ci lascia separati da Dio in eterno.

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A cosa credi?

«Non chiunque mi dice: “Signore, Signore!” entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. (Matteo 7:21)

Dio non prende proprio in considerazione il fatto che uno abbia ragioni per mettere in discussione la sua esistenza.

Nel Salmo 14:1, leggiamo che Lo stolto ha detto in cuor suo: non c’è Dio. Il Signore ritiene una tale azione assolutamente senza senso1 e imputa una tale incredulità a una scelta emotiva (nel suo cuore), non razionale.

In Romani 1:18-20, l’apostolo Paolo ci dice che negare l’esistenza di Dio è per il Signore come soffocare la verità in ingiustizia, perché quel che si può conoscere di Dio è manifesto e per questo coloro che non credono nella Sua esistenza sono inescusabili.

L’apostolo Giacomo, in modo tagliente, ci dice: Tu credi che c’è un solo Dio, e fai bene; anche i demòni lo credono e tremano. (Giacomo 2:19). Usando termini moderni e colloquiali, Giacomo sembra dire: «Voi credete che Dio esiste. Embè?». Giacomo afferma due verità importanti: la prima è che credere in un Dio supremo è la cosa più ovvia che si possa fare; razionale, naturale.2 La seconda è che il credere solo alla Sua esistenza non cambia nulla nella nostra vita. I demoni, che sono angeli caduti, tremano, perché sanno di essersi ribellati a Colui la cui volontà è perfetta, e di meritarsi dunque la Sua ira. L’intera umanità si trova nella stessa condizione, poiché «tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio» (Romani 3:23). Quello che Giacomo ci sta dicendo è che se tutto ciò a cui crediamo è l’esistenza di Dio, allora tutto ciò che possiamo fare è tremare come quei demoni, poiché l’ira di Dio rimane su di noi.

Tuttavia, la Buona Novella è che al contrario dei demoni, l’umanità ha una via di redenzione, poiché il fuoco eterno non era stato preparato per l’umanità, ma «per il diavolo e i suoi angeli» (Matteo 25:41). Noi, invece, che siamo peccatori perché siamo stati ingannati dal diavolo (Genesi 3), possiamo avere pace con Dio tramite Gesù Cristo (Romani 5:1), che è l’adempimento della promessa che Dio fece quel giorno stesso in cui Adamo ed Eva disubbidirono (Genesi 3:15).

La nuova nascita

Poiché questa è la volontà del Padre mio: che chiunque contempla il Figlio e crede in lui, abbia vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno». (Giovanni 6:40)

Una mera professione di credo nell’esistenza Dio è banale, ovvia agli occhi del Signore. Difatti, è precondizione necessaria per coloro che si avvicinano a Lui per il perdono dei peccati (Ebrei 11:6).

I falsi profeti, ad esempio, pur utilizzando il nome di Gesù, non possono essere giustificati a parte dalla nuova nascita. (Matteo 7:15-23). Rimangono sfruttatori di un nome, non veri credenti.

Ai credenti nominali, quelli che non hanno mai creduto veramente alla risurrezione (Romani 10:9), quelli che non si sono mai arresi alla verità del sacrificio di Cristo per ottenere il perdono dei peccati, quelli che semplicemente credono nell’esistenza di Dio (anche se lo chiamano Gesù), a coloro che pensano sia sufficiente avere un’etichetta, essere membri di una chiesa, o essere pii all’apparenza (2 Timoteo 3:5), il Signore dice:

Tu dici: ‘Sono ricco, mi sono arricchito e non ho bisogno di niente!’ Tu non sai, invece, che sei infelice fra tutti, miserabile, povero, cieco e nudo. Perciò io ti consiglio di comprare da me dell’oro purificato dal fuoco per arricchirti, e delle vesti bianche per vestirti e perché non appaia la vergogna della tua nudità, e del collirio per ungerti gli occhi e vedere. (Apocalisse 3:17-18)

Solo il Signore può coprire la nostra iniquità con vesti immacolate (Zaccaria 3:1,4). È un atto sovrano di giustificazione che Egli opera in base all’atto di fede e non per alcuna opera compiuta da chi riceve la giustificazione (Efesini 2:8-9).

Se quindi la fede non è nell’esistenza di Dio, in cosa dovremmo aver fede?

Il tutto sta nel significato della parola: fede vuol dire fiducia.

Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna. (Giovanni 3:16)

“Crede” traduce il greco πιστεύω (pisteuó), che vuol dire «riporre fiducia in».

Per riporre fiducia in qualcosa, questo qualcosa deve essere reale (ecco perché l’esistenza di Dio non è discussione). Ma riporre fiducia in cosa? Nel sacrificio di Cristo. A pro di che? Per il perdono totale dei peccati (Colossesi 2:13), cioè di ciò che ci tiene separati da Dio e che ci condannerebbe a tale separazione per l’eternità (2 Tessalonicesi 1:9). E a mio avviso, questo richiede un’altra precondizione: ammettere che, senza il sacrificio di Cristo, siamo peccatori e giustamente condannati secondo la perfetta Legge di Dio. Questo perché è necessario un ravvedimento (Atti 2:38); è per ravvedersi sinceramente da qualcosa bisogna ammettere prima di essere o appartenere a quel qualcosa.

Questo ci porta alla nuova nascita:

Gesù gli rispose: «In verità, in verità ti dico che se uno non è nato di nuovo, non può vedere il regno di Dio». (Giovanni 3:3)

Cosa vuol dire nascere di nuovo? L’espressione greca significa anche «nascere dall’alto». Il Signore ci spiega

Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito. (Giovanni 3:6)

La prima nascita è quando veniamo al mondo; la seconda è quando il nostro spirito prende vita, nascendo dallo Spirito di Dio. Questo ce lo spiega lo stesso apostolo Giovanni poco prima nel suo vangelo, dove ci chiarisce anche cosa è necessario per nascere di nuovo:

ma a tutti quelli che l’hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventare figli di Dio, a quelli cioè che credono nel suo nome, i quali non sono nati da sangue, né da volontà di carne, né da volontà d’uomo, ma sono nati da Dio. (Giovanni 1:12-13)

Tutti quelli che credono nel suo nome sono nati da Dio. Il suo nome, Gesù, Yeshua, significa «Yahweh salva». Indica che l’unico che può salvarci è Dio. Salvarci dalla schiavitù del peccato, che ci condanna. Nel linguaggio di duemila anni fa, credere (riporre fiducia) in qualcuno (Giovanni 6:29) o nel nome di qualcuno, significava riporre fiducia in ciò che questa persona aveva fatto o rappresentava. Nel caso di Gesù, significa riporre fiducia nel suo sacrificio ultimo per il perdono completo dei propri peccati (Romani 10:9); riporre fiducia nel fatto che solo Dio, in Gesù, ci salva (2 Corinzi 5:19). Affidare la propria vita interamente al Redentore, ammettendo le proprie colpe, senza fare affidamento sulle proprie opere per la giustificazione (Tito 3:5).

Senza questo atto di fede (grandemente diverso da un mero credo nell’esistenza di Dio), l’ira di Dio rimane su coloro che Lo rifiutano (Giovanni 3:36).

Le conseguenze

Gesù gli rispose: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola; e il Padre mio lo amerà, e noi verremo da lui e dimoreremo presso di lui. (Giovanni 14:23)

Quando si nasce di nuovo, il Signore ci dona e ci sigilla col Suo Spirito Santo (Efesini 1:13). Avendoci giustificato per mezzo del sangue di Cristo (Romani 5:9) in cui abbiamo creduto, Dio può ora abitare in noi.

Questo ha numerose ripercussioni sulla nostra vita.

Innanzitutto, quel concetto astratto di Dio onnipotente diventa una Persona reale nella vita del credente, che ora non è più separato da Dio, ma è anzi parte del tempio vivente di Dio (1 Corinzi 3:16), la Chiesa. Il credente è ora in grado di adorare Dio in Spirito e in Verità (Giovanni 4:23) e di avere una relazione reale col suo Salvatore. Non si tratta di preghiere meccaniche imparate a memoria, ma di un fuoco di amore che brucia dentro. Un amore che prima non potevamo provare, perché avevamo bisogno di essere amati da Lui prima (1 Giovanni 4:19). Un amore che ti fa sentire ferito, quando gli altri L’offendono, bestemmiano; o quando noi stessi cadiamo, allo stesso modo di come può capitare di sbagliare con una persona amata. Si tratta di lodi e suppliche nello Spirito (Efesini 6:18). Di una comunicazione bidirezionale, che ora può avvenire perché nulla più ci separa da Colui che ci ama.

Poi, il Suo Spirito ci permette di comprendere il reame Spirituale, e smettiamo dunque di essere come l’uomo descritto in 1 Corinzi 2:14. Questo include la profonda convinzione che la Bibbia è la Parola ispirata di Dio, inerrante e infallibile.3 Ma anche la capacità di comprendere le motivazioni spirituali che sono dietro conflitti terreni, cattive azioni normalmente considerate “primitive”, ma che sono in realtà il frutto del peccato che risiede nell’uomo.

Ancora, il Suo Spirito ci dà potere sul peccato e il desiderio di vivere secondo i Suoi statuti. Ciò che per il vecchio noi stessi era un dovere diventa ora volere. Desideriamo l’ubbidienza a Dio. Non diventiamo perfetti in questa vita,4 ma capaci di essere santificati, ovvero di essere “messi da parte” per il nostro Dio, mentre aspettiamo il giorno della glorificazione (Filippesi 3:21).

Abbiamo poi il conferimento dei doni dello Spirito (1 Corinzi 12:8-11; Romani 12:6-8; Efesini 4:11) e l’aiuto nella preghiera (Romani 8:26).

Mentre l’ultimo punto in un elenco di certo non conclusivo è il cambio di mentalità. Quando ci siamo pentiti, quello che è accaduto è che abbiamo iniziato a pensare diversamente, non più secondo il mondo, ma secondo Cristo. Infatti la parola greca usata per esempio in Atti 2:38, che noi traduciamo ravvedimento, è μετανοέω (metanoeó), e significa letteralmente «pensare diversamente in seguito a un cambiamento di idee».

Ovviamente questo è solo l’inizio, per questo le Scritture ci incitano, coltivando la nostra relazione con Dio e nutrendoci della Sua Parola, a non essere conformi a questo mondo, ma essere trasformati dal rinnovamento della nostra mente (Romani 12:2). A non essere più come i pagani, con l’intelligenza ottenebrata (Efesini 4:17-18). A demolire «i ragionamenti e tutto ciò che si eleva orgogliosamente contro la conoscenza di Dio, facendo prigioniero ogni pensiero fino a renderlo ubbidiente a Cristo» (2 Corinzi 10:4-5).

Il fedele zelante nel rinnovamento del suo pensiero si troverà sistematicamente in opposizione a coloro che sono totalmente conformi al mondo e zelanti in false dottrine, siano esse umanistiche, secolari, atee, mistiche orientali, etc. Noi possediamo ormai la mente di Cristo (1 Corinzi 2:16) e questo confonde l’uomo naturale, la cui mente è ostile a Dio (Romani 8:7). Ma:

Poiché il mondo non ha conosciuto Dio mediante la propria sapienza, è piaciuto a Dio, nella sua sapienza, di salvare i credenti con la pazzia della predicazione. I Giudei infatti chiedono miracoli e i Greci cercano sapienza, ma noi predichiamo Cristo crocifisso, che per i Giudei è scandalo e per gli stranieri pazzia; ma per quelli che sono chiamati, tanto Giudei quanto Greci, predichiamo Cristo, potenza di Dio e sapienza di Dio; poiché la pazzia di Dio è più saggia degli uomini e la debolezza di Dio è più forte degli uomini. (1 Corinzi 1:21-25)

Conclusione

Chi copre le sue colpe non prospererà, ma chi le confessa e le abbandona otterrà misericordia. (Proverbi 28:13)

Se siete quindi tra quelli che credono nell’esistenza di Dio, ma siete anche convinti che tutto quello che dovete fare è essere “brave persone”5, fermatevi e riflettete: se Dio esiste è essenziale che scopriate cosa vuole da voi. E questo è ciò che vuole da voi: che riconoscete di essere schiavi del peccato (Giovanni 8:34) e che l’unico modo per essere liberi è accettare il sacrificio del Suo Santo Figlio (Giovanni 8:36) sulla croce per il perdono dei vostri peccati. Tanto è stato il suo amore, affinché noi non dovessimo subire una punizione che era intesa per colui che ha ingannato gli uomini (Genesi 3; Matteo 25:41). Ciò che non potevamo guadagnarci, lui lo offre gratuitamente (Efesini 2:8-9); chiedete il perdono dei vostri peccati, e vi sarà dato (Luca 11:9-13), insieme col Suo Spirito.


  1. La radice ebraica della parola tradotta stolto significa proprio “senza senso”, stupido. 
  2. La Bibbia ci ricorda ripetutamente che il creato è testimonianza degli attributi divini di Dio (Salmi 19:1-4; Giobbe 12:7-10; Romani 1:20). Del resto, non potrebbe essere altrimenti, con una creazione che esibisce caratteri di progettazione e ingegneria, non di casualità. Un universo ordinato, finemente messo a punto, con esseri complessi che contengono informazione complessa e codificata all’interno del loro DNA. Ma, come predetto in 2 Pietro 3:3-7, in questi tempi gli «schernitori» volontariamente negano l’ovvietà (creazione, diluvio universale, etc.) per credere all’unica opzione che gli permette di illudersi della non esistenza di Dio: uniformitarianesimo, evoluzionismo, e altre dottrine umanistiche che vanno contro ogni scienza sperimentale, ma che sono imposte perché non possono permettere ad alcuna divinità di entrare dalla porta (cit. Richard Lewontin). 
  3. L’accettazione della Bibbia come inerrante e infallibile Parola di Dio arrivò per me istantanea, ben prima dei due anni di studio intenso che ho poi fatto. Ricordo ancora che solo un mese prima, qui a casa, in una discussione, avevo ripetuto il buon vecchio ritornello «sono solo una marea di sciocchezze», riferendomi alla Bibbia. Ovviamente, colpevole, come tutti coloro che lo ripetono, di essere completamente ignorante della Bibbia, dei duemila anni di studi a suo riguardo, e di tutto il materiale extra-biblico che corrobora in ogni area la veridicità della Parola. Ma queste son cose che ho scoperto poi. 
  4. Anche se Lui ha scelto di vederci così dal momento in cui abbiamo creduto (2 Corinzi 5:17; Romani 8:30), avendoci resi giusti per fede (Romani 5:1), e perfetti per sempre tramite un solo sacrificio (Ebrei 10:14). 
  5. Può veramente esistere un “buono” e “cattivo” senza un legislatore che decide cosa è buono e cosa è cattivo? Se ci affidiamo al relativismo morale del mondo, che continua a cambiare ciò che è buono e ciò che è cattivo, difatti non avremo mai una vera moralità.