Magari vi chiederete come mai l’uso dell’ebraico Yeshua Ha’Mashiach, quando potrei semplicemente usare l’italiano Gesù Cristo. Il fatto è che la notizia ci arriva direttamente dalla terra che il nostro Dio promise ad Abraamo e alla sua discendenza, per sempre e incondizionatamente (Genesi 15:9-21).

Una donna Israeliana, Therese Daoud, cristiana, e il suo dottore ci fanno sapere che il cancro alla gamba della donna è stato guarito da una preghiera fatta nel nome di Gesù. Come si può facilmente immaginare, la notizia ha fatto scalpore in Israele, lasciando i più senza parola; Therese e il medico sono stati intervistati dal Canale-2 di Israele.

Apprendiamo1 2 che lo stato del tumore era tale che i dottori non avevano dato alla donna altra che scelta che l’amputazione dell’arto; tuttavia l’operazione posposta tre volte è stata presa come un segno da Therese, che a quel punto ha deciso di rimettersi completamente nelle mani del Signore Gesù. Cinque mesi dopo la sua diagnosi iniziale, quando Therese è tornata in ospedale per nuovi accertamenti, i dottori scoprono qualcosa per loro sconcertante: del tumore non c’era più traccia.

«Se qualcuno mi avesse raccontato la storia di ciò che è accaduto a Therese, avrei detto che erano pazzi e li avrei mandati in un ospedale psichiatrico», ha detto il professor Jacob Bickels, capo del dipartimento di Oncologia ortopedica all’ospedale Ichilov di Tel Aviv; «ma ero lì e l’ho visto coi miei occhi».

Dottor Bickels aveva descritto il tumore «grande quanto un’arancia»; la biopsia aveva dimostrato che si trattava di un sarcoma. Per Bickels non c’era alcun dubbio: senza l’intervento, il tumore avrebbe portato Therese alla morte; per questo quando, dopo i tre rimandi, ha deciso di non operarsi più, il professor ha pensato che «sarebbe morta in pochissimo tempo; è una donna intelligente, istruita e lucida e quando una tale persona prende una decisione del genere conscia delle conseguenze, noi la rispettiamo».

A questo punto Therese rimane nella mani del Signore, pregando con devozione tutto il tempo. Tre mesi dopo, quando ritorna in ospedale per una nuova visita, il miracolo è rivelato. Nemmeno lei stessa riusciva a crederci. Il dottor Bickels racconta: «Le ho chiesto cosa fosse successo. Lei mi ha sorriso e ha detto: “ho pregato”. L’ho sottoposta a una nuova risonanza magnetica e una nuova biopsia: il tumore si era drammaticamente ridotto, e la restante massa non era cancro. Mai visto o sentito nulla di simile. Un cancro di questo tipo semplicemente non recede. Questo fenomeno è impossibile e senza precedenti». E ancora: «Sono un uomo pratico, un chirurgo. Non cerco soluzioni dal cielo, ma l’unica cosa che abbiamo fatto per Therese è stato aspettare: non siamo intervenuti.»

I risultati delle prime analisi di Therese erano state inviate anche negli USA per avere una conferma e anche lì erano giunti alla stessa conclusione: amputazione. Eppure inaspettati impedimenti tecnici hanno fatto sì che quest’operazione non avvenisse mai. Therese non ha temuto, ma pur con preoccupazione ha continuato a pregare con fiducia, ricevendo pace nel cuore.

Alla fine, il dono di Dio è arrivato. E il nome di Gesù glorificato, anche in Israele.
Fino al giorno designato in cui la nazione si renderà conto Chi realmente Egli è (Zaccaria 12:10).

Gloria a Dio, nel nome al disopra di tutti i nomi, nel nome di Gesù, benedetto in eterno.